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29 Settembre 2007
LA STORIA IN UN FOTOGRAMMA





Quanto è importante 'catturare' l'essenza di una storia, di un film, di un videogioco, in una sola immagine? E' fondamentale ridurre il personaggio e la narrazione ad un'icona, facilmente riconoscibile, che faccia subito saltare alla mente l'oggetto dell'argomento?

Adottato spesso nel mondo cinematografico, sopratutto in quello di intrattenimento (la frusta e il cappello di Indiana Jones, gli occhiali da sole e la pistola di Terminator, l'immagine di Neo intento a schivare proiettili), il meccanismo è ben conosciuto dagli autori di videogames, attenti a creare dei personaggi che lascino il segno sia nel look che nei modi di fare. Le immagini simbolo sono - più volte - spinte e riprodotte con insistenza dalle stesse case di produzione o distribuzione, proprio nel tentativo che restino impresse.

Infatti, solo negli ultimi titoli da me provati è possibile trovare qualche esempio degno di nota: le doppie pistole di Lara Croft, il dito puntato di Phoenix Wright, la giacca svolazzante di Gabriel Knight, la luce del visore notturno di Sam Fisher accucciato nell'oscurità. I 'tratti distintivi' aiutano a riconoscere il personaggio, ad identificare tramite una semplice immagine tutto il mondo che essa racchiude.

"Max Payne" (il nuovo articolo del Corner) è uno degli esempi migliori in questo senso. Giacca di pelle, sguardo a metà fra un sorriso e un ghigno, facile tendenza ad inventare metafore. Anche nelle sue cover (ovvero, del primo gioco e del suo seguito) è possibile immaginare i suoi tratti distintivi: la sagoma nera di Max, stilizzata ma inconfondibile, si staglia su uno sfondo completamente bianco. Nostalgico, noir, poliziesco: l'icona è creata.

Le radici di "Max Payne" risiedono in parte nei fumetti (non a caso, una sequenza di immagini significative) e nel cinema semi-stereotipato di genere, caratterizzato da frasi fatte e personaggi tutti d'un pezzo. Impossibile non ricitare il film "Matrix", che per l'appunto ingloba tutta una serie di ispirazioni di matrice (!) fumettistica, vero e proprio calderone di immagini memorabili e di icone (si pensi anche al calcio volante di Trinity, o alle pillole - blu e rossa - riflesse nei particolari occhiali di Morpheus).

Non indispensabile, la tecnica del creare icone inconfondibili è rischiosa (l'eccessiva stereotipizzazione è dietro l'angolo) ma necessaria in molti casi, ed è un qualcosa che un autore dovrebbe ben tenere in mente in fase di realizzazione, in modo da trasformare un anonimo protagonista in un personaggio.
Come sempre, sono i dettagli a fare la differenza.






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