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10 Novembre 2007
LA GIUSTA FORMULA DEL TIE-IN
Parlare dei film tratti dai videogiochi è un argomento quasi banale (magari lo riserverò per un'altra volta), e parlare male dei film tratti dai videogiochi è un po' come sparare sulla Croce Rossa (benché io sia curioso sui futuri "Broken Sword" e "Prince of Persia").
Più interessante può invece essere discutere delle trasposizioni da cinema/romanzo/fumetto a videogioco, poichè, a differenza del primo caso, è più frequente scorgere qualcosa di valente.
Il perchè accada ciò dipende forse dalla caratteristica più importante del videogioco: per considerarsi tale, deve essere interattivo. La narrazione, in un videogioco, è a volte un 'contorno', altre volte fondamentale, ma non specifica la natura dal medium.
Il cinema (come anche la letteratura, o un fumetto), invece, non può vantare l'interazione diretta fra lo spettatore ed esso (sebbene sia comunque presente in tanti altri sensi, ma è un'altra storia), quindi è impossibile ricreare quel tipo di caratteristica che invece è indispensabile per definire il videogioco.
Da queste premesse, consegue che il cinema, in un'opera di trasposizione, è spesso costretto ad 'inventasi qualcosa' (una trama, o presunta tale) per 'riempire i buchi' lasciati dai momenti interattivi della fonte videoludica.
Più adatto è invece il processo inverso, poichè, come già detto, la narrazione (prioritaria nel cinema) può essere uno dei tanti aspetti del videogioco, e per questo può essere potenzialmente (o virtualmente) ricreata, ispirata o solo liberamente tratta anche in un tie-in.
In altre parole, il videogioco può inglobare in sè anche l'aspetto cinematografico. Il cinema, invece, non può vantare l'interattività, caratteristica cardine del videogioco.
Entrando più nel dettaglio, si può notare qualcosa di evidente: la maggior parte dei tie-in più riusciti è stata realizzata un bel po' dopo l'uscita del modello ispiratore.
Qualche esempio? Il nuovo inserimento "Dune" (sviluppato diversi decenni dopo il romanzo e otto anni dopo il film di Lynch), l'intenso "Blade Runner" (16 anni dopo il film), il recente "Il Padrino" (37 anni dopo il romanzo di Mario Puzo e 34 anni dopo il film). Senza contare, naturalmente, i vari titoli Lucas che sfruttano le licenze di "Star Wars" o "Indiana Jones", o anche i buoni tentativi della Artematica con le trasposizioni di famosi fumetti italiani ("Martin Mystère - Operazione Dorian Gray", "Diabolik - The Original Sin").
Sembra invece più difficile contare videogiochi di ottima qualità che vengano editi contemporaneamente alla loro controparte originale. Impossibile non far caso alla puntualissima uscita di qualsiasi lungometraggio Disney (animato e non) accompagnato dal videogioco - spesso un platform - di turno (da "Aladdin" ai "Pirati dei Caraibi"), o il tie-in di un film (a volte erroneamente) diretto solo ai più piccoli (i vari "Harry Potter"): più arduo invece risulta ricordare le vere qualità dei suddetti titoli. Chiariamoci, qualche buon esempio è comunque presente (il passabile "Peter Jackson's King Kong", alcuni giochi tratti dai film de "Il Signore degli Anelli"), ma si perde nel mare generale di mediocrità.
Molto semplice il motivo per cui avvenga questa sorta di clichè: un videogioco nato per sfruttare (o, a volte, lanciare) un film, è spesso confezionato in brevissimo tempo, pronto ad essere commercializzato senza alcuna vera ispirazione creativa, più volte 'controllato' dalla major che ingaggia gli sviluppatori.
L'ispirazione è invece più frequentemente riscontrabile nei titoli su licenza che escono a posteriori. Frutto di una produzione maggiormente studiata e, sopratutto, di un'autonomia più forte (non è necessario che il gioco 'cloni' il film, ma ha la possibilità di espandere l'universo, cambiare prospettiva, ispirarsi solo parzialmente), questi titoli possono fregiarsi di una propria dignità, evitando di essere considerati unicamente prodotti dall'incasso facile e/o fratelli poveri della fonte originaria.
Sembra quindi che sia meglio per noi avere pazienza. Aspettare.
E, per evitare che rovinino un grande nome, è necessario un consiglio agli sviluppatori/produttori: fate con calma.
Parlare dei film tratti dai videogiochi è un argomento quasi banale (magari lo riserverò per un'altra volta), e parlare male dei film tratti dai videogiochi è un po' come sparare sulla Croce Rossa (benché io sia curioso sui futuri "Broken Sword" e "Prince of Persia").
Più interessante può invece essere discutere delle trasposizioni da cinema/romanzo/fumetto a videogioco, poichè, a differenza del primo caso, è più frequente scorgere qualcosa di valente.
Il perchè accada ciò dipende forse dalla caratteristica più importante del videogioco: per considerarsi tale, deve essere interattivo. La narrazione, in un videogioco, è a volte un 'contorno', altre volte fondamentale, ma non specifica la natura dal medium.
Il cinema (come anche la letteratura, o un fumetto), invece, non può vantare l'interazione diretta fra lo spettatore ed esso (sebbene sia comunque presente in tanti altri sensi, ma è un'altra storia), quindi è impossibile ricreare quel tipo di caratteristica che invece è indispensabile per definire il videogioco.
Da queste premesse, consegue che il cinema, in un'opera di trasposizione, è spesso costretto ad 'inventasi qualcosa' (una trama, o presunta tale) per 'riempire i buchi' lasciati dai momenti interattivi della fonte videoludica.
Più adatto è invece il processo inverso, poichè, come già detto, la narrazione (prioritaria nel cinema) può essere uno dei tanti aspetti del videogioco, e per questo può essere potenzialmente (o virtualmente) ricreata, ispirata o solo liberamente tratta anche in un tie-in.
In altre parole, il videogioco può inglobare in sè anche l'aspetto cinematografico. Il cinema, invece, non può vantare l'interattività, caratteristica cardine del videogioco.
Entrando più nel dettaglio, si può notare qualcosa di evidente: la maggior parte dei tie-in più riusciti è stata realizzata un bel po' dopo l'uscita del modello ispiratore.
Qualche esempio? Il nuovo inserimento "Dune" (sviluppato diversi decenni dopo il romanzo e otto anni dopo il film di Lynch), l'intenso "Blade Runner" (16 anni dopo il film), il recente "Il Padrino" (37 anni dopo il romanzo di Mario Puzo e 34 anni dopo il film). Senza contare, naturalmente, i vari titoli Lucas che sfruttano le licenze di "Star Wars" o "Indiana Jones", o anche i buoni tentativi della Artematica con le trasposizioni di famosi fumetti italiani ("Martin Mystère - Operazione Dorian Gray", "Diabolik - The Original Sin").
Sembra invece più difficile contare videogiochi di ottima qualità che vengano editi contemporaneamente alla loro controparte originale. Impossibile non far caso alla puntualissima uscita di qualsiasi lungometraggio Disney (animato e non) accompagnato dal videogioco - spesso un platform - di turno (da "Aladdin" ai "Pirati dei Caraibi"), o il tie-in di un film (a volte erroneamente) diretto solo ai più piccoli (i vari "Harry Potter"): più arduo invece risulta ricordare le vere qualità dei suddetti titoli. Chiariamoci, qualche buon esempio è comunque presente (il passabile "Peter Jackson's King Kong", alcuni giochi tratti dai film de "Il Signore degli Anelli"), ma si perde nel mare generale di mediocrità.
Molto semplice il motivo per cui avvenga questa sorta di clichè: un videogioco nato per sfruttare (o, a volte, lanciare) un film, è spesso confezionato in brevissimo tempo, pronto ad essere commercializzato senza alcuna vera ispirazione creativa, più volte 'controllato' dalla major che ingaggia gli sviluppatori.
L'ispirazione è invece più frequentemente riscontrabile nei titoli su licenza che escono a posteriori. Frutto di una produzione maggiormente studiata e, sopratutto, di un'autonomia più forte (non è necessario che il gioco 'cloni' il film, ma ha la possibilità di espandere l'universo, cambiare prospettiva, ispirarsi solo parzialmente), questi titoli possono fregiarsi di una propria dignità, evitando di essere considerati unicamente prodotti dall'incasso facile e/o fratelli poveri della fonte originaria.
Sembra quindi che sia meglio per noi avere pazienza. Aspettare.
E, per evitare che rovinino un grande nome, è necessario un consiglio agli sviluppatori/produttori: fate con calma.
