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15 Novembre 2007
CASUAL VS HARDCORE
Se improvvisamente avete cominciato ad appassionarvi ad un abbigliamento semplice (jeans + maglietta), non temete: non siete diventati fan del mitico Caschetto d'Oro, ma semplicemente state cominciando ad essere ossessionati dal casual, termine che risuona insistentemente da qualche mese nei più altolocati salotti (virtuali) dei videogames.
Da poco, infatti, non si fa altro che parlare del casual gamer, figura da spennare con titoli ad hoc creati apposta per chi vuole un gioco immediato e non troppo impegnativo.
In realtà, il fenomeno non è certo nuovo: ciononostante, la Nintendo sembra aver fatto esplodere l'argomento solo di recente, svegliando un po' i produttori ma soprattutto i media, che fino a poco tempo fa credevano che i videogiochi fossero solo appannaggio dei nerd.
In seguito anche ad un aumento dell'età media (ora si stima intorno ai 28 anni), è chiaro constatare come sia ampia la schiera di videogiocatori potenziali e latenti che possano allargare le già profonde casse del mercato.
Prima di parlare però di una "Rivincita dei Nerds" e correre a rivedere l'epica saga cinematografica con gli occhi del nostalgico, bisogna constatare che in fondo le cose non sono poi così diverse da ciò che credevamo.
Gli hardcore di ieri continuano a distinguersi, spesso snobbando prodotti per i casual (come i progetti ad episodi) e prendendo le distanze dallo stile Nintendo che privilegia l'approccio più 'ludico' e immediato. Gli hardcore preferiscono quindi ritirarsi nel titolo più elaborato e impegnativo, interessarsi ai prodotti di nicchia più indipendenti o, addirittura, nel retrogaming (decantando qualità perlopiù assenti).
"Zero Comico" (il nuovo articolo del sito) dimostra quanto possa essere bizzarra l'unione fra temi hardcore e protagonisti più casual. Forse, è inutile inseguire la chimera del videogioco 'adatto a tutti', e tentare invece di ampliare e arricchire la diversità dei generi.
Niente di male. La vastità della scelta fa 'parte del gioco', dell'ampiamento del mercato e della maturazione del medium. Certo, sarebbe preferibile una visione (perlomeno mentale) da parte del videogiocatore più rodato, ma d'altra parte il cinema è da tempo pieno dei intellettuali (molto spesso falsi) che decidono di dimostrare la loro 'esperienza' attraverso atteggiamenti anche snob.
D'altra parte, ai nerd piace avere le loro rivincite solo nei film.
Se improvvisamente avete cominciato ad appassionarvi ad un abbigliamento semplice (jeans + maglietta), non temete: non siete diventati fan del mitico Caschetto d'Oro, ma semplicemente state cominciando ad essere ossessionati dal casual, termine che risuona insistentemente da qualche mese nei più altolocati salotti (virtuali) dei videogames.
Da poco, infatti, non si fa altro che parlare del casual gamer, figura da spennare con titoli ad hoc creati apposta per chi vuole un gioco immediato e non troppo impegnativo.
In realtà, il fenomeno non è certo nuovo: ciononostante, la Nintendo sembra aver fatto esplodere l'argomento solo di recente, svegliando un po' i produttori ma soprattutto i media, che fino a poco tempo fa credevano che i videogiochi fossero solo appannaggio dei nerd.
In seguito anche ad un aumento dell'età media (ora si stima intorno ai 28 anni), è chiaro constatare come sia ampia la schiera di videogiocatori potenziali e latenti che possano allargare le già profonde casse del mercato.
Prima di parlare però di una "Rivincita dei Nerds" e correre a rivedere l'epica saga cinematografica con gli occhi del nostalgico, bisogna constatare che in fondo le cose non sono poi così diverse da ciò che credevamo.
Gli hardcore di ieri continuano a distinguersi, spesso snobbando prodotti per i casual (come i progetti ad episodi) e prendendo le distanze dallo stile Nintendo che privilegia l'approccio più 'ludico' e immediato. Gli hardcore preferiscono quindi ritirarsi nel titolo più elaborato e impegnativo, interessarsi ai prodotti di nicchia più indipendenti o, addirittura, nel retrogaming (decantando qualità perlopiù assenti).
"Zero Comico" (il nuovo articolo del sito) dimostra quanto possa essere bizzarra l'unione fra temi hardcore e protagonisti più casual. Forse, è inutile inseguire la chimera del videogioco 'adatto a tutti', e tentare invece di ampliare e arricchire la diversità dei generi.
Niente di male. La vastità della scelta fa 'parte del gioco', dell'ampiamento del mercato e della maturazione del medium. Certo, sarebbe preferibile una visione (perlomeno mentale) da parte del videogiocatore più rodato, ma d'altra parte il cinema è da tempo pieno dei intellettuali (molto spesso falsi) che decidono di dimostrare la loro 'esperienza' attraverso atteggiamenti anche snob.
D'altra parte, ai nerd piace avere le loro rivincite solo nei film.
