Home Page » Editoriali » LA QUESTIONE DELL'HYPE
23 Giugno 2008
LA QUESTIONE DELL'HYPE





Ho capito che il mercato dei videogiochi sarebbe cambiato quando ho visto le varie Lara Croft in carne ed ossa pubblicizzare il "Tomb Raider" di turno. In realtà, si rivelò poi essere solo una mosca bianca, ma il cammino era stato ormai tracciato.

Oggi il mercato dei videogiochi è il più redditizio del mondo, ed è facile che un 'blockbuster' venga spinto dalla produzione dal suo annuncio fino alla sua uscita. Dalla cassetta per Commodore 64 giunta non si sa come da far girare su una tv in bianco e nero senza telecomando, siamo passati alle pubblicità in tv, all'ingaggio di attori professionisti, ai trailer, al merchandising. "Halo 3", "Metal Gear Solid 4 - Guns of the Patriots", "Crysis" e "Alone in the Dark" sono alcuni fra gli esempi più recenti che hanno contato molto sull'aspetto del marketing e sul cosiddetto hype: tutti titoli, secondo ciò che venivamo a sapere, imperdibili, spartiacque, innovativi. La produttrice di "Assassin's Creed" (nuovo articolo!), Jade Raymond (papabile 'Caso Umano Virtuale' futuro), spuntava in qualsiasi foto, video o articolo che riguardasse il gioco, sfruttando non solo le sue capacità professionali ma anche, inutile negarlo, la propria immagine.

Chi cura il marketing non solo si occupa di lanciare adeguatamente il prodotto, ma crede anche di poter in qualche modo influenzare il giudizio degli acquirenti. Ed è così, infatti. Ma non sempre è un fattore positivo.
Infatti, sebbene il titolo abbia in ogni caso ottime chance di essere un hit (al di là della sua effettiva qualità), spesso giunge nei negozi troppo 'carico' di aspettative, e rischia di deludere le stesse persone che gridavano al miracolo di fronte all'ultimo, strombazzato dettaglio relativo alla I.A..
Un titolo preceduto dall'hype smodato può mantenere le aspettative solo nel caso si tratti di un capolavoro assoluto, cosa che naturalmente accade molto raramente. Ma d'altra parte è anche ingiusto bollare come 'ciofeca' un gioco che si difende bene pur non essendo ciò che una campagna di marketing troppo insistente aveva annunciato.

Chiariamoci, seguire le campagne è interessante e a volte anche divertente. Però, alla resa dei conti, non tener conto delle aspettative e restare obiettivi può diventare un po' difficoltoso.
E' il tipico destino del medium di massa. Frenare i pregiudizi verso i blockbuster e i capolavori annunciati è arduo, e a volte si finisce per rimpiangere i momenti in cui prendevamo una cassetta con un'etichetta sgualciata e l'inchiostro sbavato, pensando "E questo cos'è? "Pitfall"? Boh, proviamolo".






Commenti (0)



Scrivi un Commento


Nome

Messaggio


Codice di Sicurezza:


Digita il Codice di Sicurezza: