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04 Marzo 2010
GAMEOLOGY E IL LINGUAGGIO NEI VIDEOGIOCHI
Negli ultimi tempi ho avuto modo di dare una lunga occhiata a Gameology, una trasmissione di approfondimento videoludico condotta da Filippo Massaro e in 'onda' sul sito C6.tv.
Complice l'immancabile rispetto per la continuity da parte del sottoscritto ( :P ), ho deciso di visionarla in ordine, ovvero dalla prima all'ultima puntata.
A un primo sguardo, il programma mi aveva lasciato un po' interdetto. La mancanza di fondi (probabilmente nulli) che caratterizzano tale progetto semi-amatoriale sono ben visibili in ogni momento, fra vari problemi tecnici (audio che si perde), una qualità video piuttosto bassa (i giochi si vedono attraverso una semplice telecamera puntata su un monitor) e una certa confusione (dovuta specialmente agli interventi da casa degli 'spettatori', contraddistinti da un fisiologico ritardo della voce). Inoltre, l'insistenza con la quale il presentatore e unico autore Filippo sottolinea che 'Gameology non fa recensioni, ma si occupa del linguaggio dei videogiochi' poteva sembrare un modo - un po' pretestuoso - di differenziarsi in mezzo allo scenario (sempre più ricco) di critica videoludica.
In realtà, dopo le prime due-tre puntate, mi sono dovuto ricredere.
Innanzitutto, il buon Filippo dimostra di avere le idee chiare. Al principio non è evidentissimo dove voglia andare a parare, ma col tempo si finisce per apprezzare il suo approccio 'analitico', fatto di osservazioni minuziose sul gameplay e sugli elementi caratterizzanti del videogioco preso in esame. È molto raro che si discuta della qualità del titolo in sè: piuttosto, ci si concentra sui dettagli, su quelle piccole differenze (spesso innovative o perlomeno degne di nota) che un videogioco possiede rispetto a un altro, facendolo risaltare come un prodotto, anzi, un'opera del tutto unica. Niente aneddoti, classifiche di vendita o specifiche tecniche: Gameology, pur non dicendo niente che in effetti non sia già davanti ai nostri occhi mentre giochiamo, riesce a essere fresco e inedito proprio nel suo approccio, che invita a 'porsi delle domande mentre pacioccate con quelle dita sul vostro controller'. In effetti, tale concept 'rischia' realmente di sviluppare le capacità analitiche degli spettatori o quantomeno di permettere l'osservazione - attraverso Filippo - di quegli aspetti di un videogioco che, sì, erano 'sotto i nostri occhi', ma che per qualche ragione non avevamo notato prima.
Gameology è quindi una sorta di 'corso' per comprendere il modo in cui il videogioco si esprime, un'educazione molto preziosa soprattutto per il pubblico giovane (in genere poco avvezzo a questo genere di analisi) che segue fedelmente Filippo con una venerazione che ricorda quella che molti di noi provavano nei confronti dei redattori videoludici di prima e seconda generazione.
Per finire, è davvero inevitabile provare simpatia per questo omino che saltella qua e là regolando volumi audio, gestendo la regia, sparendo dall'inquadratura per far partire le siglette e cercando di mostrare qualcosa di interessante in video mentre nel contempo parla di 'linguaggio'. Uno sforzo quasi sovraumano del prode Filippo, costretto da solo a tenere sulle spalle l'intera trasmissione con l'ausilio di un sorriso sdrammatizzante, una buona dose di faccia tosta e una grande, genuina passione tutta 'nerd' (indispensabile motore che ha permesso a un progetto simile di esistere e perdurare molti mesi).
Aspetto tecnico a parte, insomma, Gameology non possiede alcun vero difetto, e si dimostra anche molto utile per riscoprire qualche titolo che magari era sfuggito. Forse talvolta le informazioni che comunica il (comunque molto preparato) presentatore/autore non sono proprio precisissime, ma si tratta di un 'peccato' più che perdonabile - nonchè rarissimo.
L'unico appunto che mi sento di fare è che il 'metodo' di Filippo in qualche modo svela la necessità di occuparsi prima o poi anche dell'aspetto emozionale del videogioco, più concentrato cioè sul perchè qualcosa riesce a provocarci una reazione emotiva: un approccio che Gameology tende a mettere da parte in favore di un'analisi più distaccata e focalizzata sul com'è. Probabilmente si tratta però di una preferenza personale, che in ogni caso nulla toglie a una trasmissione che, fra le altre cose, ha anche il merito di mettere alla luce il modo - eccessivamente 'bloccato' - con il quale anche i più stimati addetti ai lavori tendono ad avvicinarsi al medium videoludico, provocando l'inevitabile appiattimento critico che ancora oggi possiamo osservare.
Il videogioco, insomma, è molto più complesso di quello che sembra. E Gameology ci aiuta a capirlo.
Nota: La trasmissione è in diretta, ma è possibile guardare in streaming le registrazioni dal sito di C6.tv. Click!
Negli ultimi tempi ho avuto modo di dare una lunga occhiata a Gameology, una trasmissione di approfondimento videoludico condotta da Filippo Massaro e in 'onda' sul sito C6.tv.
Complice l'immancabile rispetto per la continuity da parte del sottoscritto ( :P ), ho deciso di visionarla in ordine, ovvero dalla prima all'ultima puntata.
A un primo sguardo, il programma mi aveva lasciato un po' interdetto. La mancanza di fondi (probabilmente nulli) che caratterizzano tale progetto semi-amatoriale sono ben visibili in ogni momento, fra vari problemi tecnici (audio che si perde), una qualità video piuttosto bassa (i giochi si vedono attraverso una semplice telecamera puntata su un monitor) e una certa confusione (dovuta specialmente agli interventi da casa degli 'spettatori', contraddistinti da un fisiologico ritardo della voce). Inoltre, l'insistenza con la quale il presentatore e unico autore Filippo sottolinea che 'Gameology non fa recensioni, ma si occupa del linguaggio dei videogiochi' poteva sembrare un modo - un po' pretestuoso - di differenziarsi in mezzo allo scenario (sempre più ricco) di critica videoludica.
In realtà, dopo le prime due-tre puntate, mi sono dovuto ricredere.
Innanzitutto, il buon Filippo dimostra di avere le idee chiare. Al principio non è evidentissimo dove voglia andare a parare, ma col tempo si finisce per apprezzare il suo approccio 'analitico', fatto di osservazioni minuziose sul gameplay e sugli elementi caratterizzanti del videogioco preso in esame. È molto raro che si discuta della qualità del titolo in sè: piuttosto, ci si concentra sui dettagli, su quelle piccole differenze (spesso innovative o perlomeno degne di nota) che un videogioco possiede rispetto a un altro, facendolo risaltare come un prodotto, anzi, un'opera del tutto unica. Niente aneddoti, classifiche di vendita o specifiche tecniche: Gameology, pur non dicendo niente che in effetti non sia già davanti ai nostri occhi mentre giochiamo, riesce a essere fresco e inedito proprio nel suo approccio, che invita a 'porsi delle domande mentre pacioccate con quelle dita sul vostro controller'. In effetti, tale concept 'rischia' realmente di sviluppare le capacità analitiche degli spettatori o quantomeno di permettere l'osservazione - attraverso Filippo - di quegli aspetti di un videogioco che, sì, erano 'sotto i nostri occhi', ma che per qualche ragione non avevamo notato prima.
Gameology è quindi una sorta di 'corso' per comprendere il modo in cui il videogioco si esprime, un'educazione molto preziosa soprattutto per il pubblico giovane (in genere poco avvezzo a questo genere di analisi) che segue fedelmente Filippo con una venerazione che ricorda quella che molti di noi provavano nei confronti dei redattori videoludici di prima e seconda generazione.
Per finire, è davvero inevitabile provare simpatia per questo omino che saltella qua e là regolando volumi audio, gestendo la regia, sparendo dall'inquadratura per far partire le siglette e cercando di mostrare qualcosa di interessante in video mentre nel contempo parla di 'linguaggio'. Uno sforzo quasi sovraumano del prode Filippo, costretto da solo a tenere sulle spalle l'intera trasmissione con l'ausilio di un sorriso sdrammatizzante, una buona dose di faccia tosta e una grande, genuina passione tutta 'nerd' (indispensabile motore che ha permesso a un progetto simile di esistere e perdurare molti mesi).
Aspetto tecnico a parte, insomma, Gameology non possiede alcun vero difetto, e si dimostra anche molto utile per riscoprire qualche titolo che magari era sfuggito. Forse talvolta le informazioni che comunica il (comunque molto preparato) presentatore/autore non sono proprio precisissime, ma si tratta di un 'peccato' più che perdonabile - nonchè rarissimo.
L'unico appunto che mi sento di fare è che il 'metodo' di Filippo in qualche modo svela la necessità di occuparsi prima o poi anche dell'aspetto emozionale del videogioco, più concentrato cioè sul perchè qualcosa riesce a provocarci una reazione emotiva: un approccio che Gameology tende a mettere da parte in favore di un'analisi più distaccata e focalizzata sul com'è. Probabilmente si tratta però di una preferenza personale, che in ogni caso nulla toglie a una trasmissione che, fra le altre cose, ha anche il merito di mettere alla luce il modo - eccessivamente 'bloccato' - con il quale anche i più stimati addetti ai lavori tendono ad avvicinarsi al medium videoludico, provocando l'inevitabile appiattimento critico che ancora oggi possiamo osservare.
Il videogioco, insomma, è molto più complesso di quello che sembra. E Gameology ci aiuta a capirlo.
Nota: La trasmissione è in diretta, ma è possibile guardare in streaming le registrazioni dal sito di C6.tv. Click!
