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22 Novembre 2010
AVATAR HA MESSO TUTTI D'ACCORDO. O NO?
Qualche settimana fa, in cerca di un gioco semplice e veloce in grado di testare l'hardware, mi sono affidato alle recensioni sul web per trovare il titolo giusto. Alla fine, la scelta è ricaduta su “James Cameron's Avatar - The Game”.
Gli articoli che ho letto ponevano l'accento su alcune precise caratteristiche menzionate con grande chiarezza, tanto da avere ben chiaro in mente a cosa si stava andando incontro. In realtà, però, mai come in questo caso mi sono trovato in disaccordo con quanto letto in giro. Vediamo i punti sui quali insistevano le recensioni in cui mi sono imbattuto:
1) “Avatar” è un gioco molto breve.
Forse sono io ad avere dei canoni di longevità diversi dalla massa, ma questo gioco non mi è sembrato affatto corto. È possibile verificarlo senza neanche giocarlo, basta dare uno sguardo a uno qualsiasi dei walkthrough sparsi in giro su YouTube (per esempio questo). Video divisi in circa 30 parti da 9-10 minuti ciascuno. Più o meno 5 ore, quindi. Vanno però raddoppiate perché le campagne sono due (umani e Na'vi). Inoltre, i walkthrough affrontano solo una minima parte delle quest secondarie (necessarie per ottenere punti esperienza utili per acquisire piccoli ma incisivi potenziamenti) che da sole compongono più della metà del gioco. A ciò va anche aggiunto il minigioco simil-Risiko 'Conquista'. È quindi facile intuire che “Avatar” supera ampiamente le 15 ore di gioco: decisamente non poco.
2) La campagna degli umani è molto più divertente di quella dei Na'vi.
Qui forse dipende dai gusti: i maniaci delle armi da fuoco possono preferire l'approccio umano rispetto a quello degli indigeni, basato soprattutto sulle armi bianche e sullo scontro diretto. A parte questo, comunque, le due campagne differiscono veramente poco l'una dall'altra: non solo gli incarichi si mostrano molto simili (ammazzare un leader, conquistare una fortezza, raggiungere un luogo, parlare con un capo), ma restano praticamente del tutto invariate le missioni secondarie di esplorazione mappa e di incarichi alternativi (incluso il minigame 'Conquista', assolutamente identico) che, come già detto, costituiscono la fetta di gioco più sostanziosa. A tal proposito, fatico a comprendere come possa essere divertente gironzolare per le mappe (piuttosto estese e caratterizzate da combattimenti fotocopia e respawn infinito dei nemici) a compiere blandi incarichi, specialmente se si è costretti a rifarlo da capo durante la seconda campagna. Perfino la 'trama' (recuperare dei 'frammenti' per attivare una serie di vecchi salici) è la stessa in entrambe le avventure. Infine, i Na'vi sono capaci di spostarsi (a piedi) un po' più velocemente rispetto agli umani: paradossalmente, quindi, le missioni secondarie appaiono meno tediose nei panni dei nativi.
3) La campagna degli umani è molto più varia di quella dei Na'vi.
Per avvalorare questo concetto, le recensioni sembravano sottolineare soprattutto la vasta gamma di veicoli e velivoli presenti nella campagna degli umani, esclusi invece nelle missioni Na'Vi. In realtà, per ogni mezzo umano esiste il corrispettivo 'animale' Na'vi: quindi se per i terrestri abbiamo un veicolo da terra senza capacità di fuoco, per gli indigeni abbiamo una cavalcatura 'pacifica' inadatta agli scontri; per un veicolo dotato di armi abbiamo una creatura capace di caricare o di ferire con gli artigli; per un velivolo metallico da una parte, abbiamo un mostro volante dall'altra. E così via. L'unica differenza sta nel già citato approccio agli scontri: gli umani colpiscono generalmente a distanza, mentre i nativi preferiscono lo scontro fisico. Tutto qui. Per il resto, la varietà di gioco è esattamente la stessa (molto bassa).
4) La campagna degli umani si risolve molto più facilmente rispetto a quella dei Na'vi.
Sicuramente si tratta della meno avventata fra le considerazioni, poiché effettivamente la scarsezza di munizioni a distanza per gli indigeni (che siano proiettili o frecce) conduce inevitabilmente alla ricerca dello scontro fisico, più rischioso nonostante la loro maggiore resistenza. Comunque, una volta imparato a padroneggiare le varie super-abilità (!), presenti in modo quasi identico sia se si indossano i panni dell'umano sia se si interpreta un Na'vi, la difficoltà tende a livellarsi quasi del tutto, in special modo con un utilizzo oculato della facoltà di guarigione e dei vari raggiri ai danni dei nemici (l'intelligenza artificiale è ai minimi storici).
Non è mia intenzione sottintendere qualcosa con quanto detto. In ogni caso, è la prima volta che mi trovo di fronte a recensioni così unanimi i cui giudizi si rivelano così lontani dalla realtà. E' capitato nei riguardi di un gioco decisamente dimenticabile e risibile sotto quasi tutti gli aspetti (buona la grafica, però), altrimenti l'eco di questo piccolo episodio editoriale sarebbe stata forse ben più forte.
P.S. Riguardo al tech dem... ehm, al film di Cameron, magari un giorno ci scappa l'articolo :) .
Qualche settimana fa, in cerca di un gioco semplice e veloce in grado di testare l'hardware, mi sono affidato alle recensioni sul web per trovare il titolo giusto. Alla fine, la scelta è ricaduta su “James Cameron's Avatar - The Game”.
Gli articoli che ho letto ponevano l'accento su alcune precise caratteristiche menzionate con grande chiarezza, tanto da avere ben chiaro in mente a cosa si stava andando incontro. In realtà, però, mai come in questo caso mi sono trovato in disaccordo con quanto letto in giro. Vediamo i punti sui quali insistevano le recensioni in cui mi sono imbattuto:
1) “Avatar” è un gioco molto breve.
Forse sono io ad avere dei canoni di longevità diversi dalla massa, ma questo gioco non mi è sembrato affatto corto. È possibile verificarlo senza neanche giocarlo, basta dare uno sguardo a uno qualsiasi dei walkthrough sparsi in giro su YouTube (per esempio questo). Video divisi in circa 30 parti da 9-10 minuti ciascuno. Più o meno 5 ore, quindi. Vanno però raddoppiate perché le campagne sono due (umani e Na'vi). Inoltre, i walkthrough affrontano solo una minima parte delle quest secondarie (necessarie per ottenere punti esperienza utili per acquisire piccoli ma incisivi potenziamenti) che da sole compongono più della metà del gioco. A ciò va anche aggiunto il minigioco simil-Risiko 'Conquista'. È quindi facile intuire che “Avatar” supera ampiamente le 15 ore di gioco: decisamente non poco.
2) La campagna degli umani è molto più divertente di quella dei Na'vi.
Qui forse dipende dai gusti: i maniaci delle armi da fuoco possono preferire l'approccio umano rispetto a quello degli indigeni, basato soprattutto sulle armi bianche e sullo scontro diretto. A parte questo, comunque, le due campagne differiscono veramente poco l'una dall'altra: non solo gli incarichi si mostrano molto simili (ammazzare un leader, conquistare una fortezza, raggiungere un luogo, parlare con un capo), ma restano praticamente del tutto invariate le missioni secondarie di esplorazione mappa e di incarichi alternativi (incluso il minigame 'Conquista', assolutamente identico) che, come già detto, costituiscono la fetta di gioco più sostanziosa. A tal proposito, fatico a comprendere come possa essere divertente gironzolare per le mappe (piuttosto estese e caratterizzate da combattimenti fotocopia e respawn infinito dei nemici) a compiere blandi incarichi, specialmente se si è costretti a rifarlo da capo durante la seconda campagna. Perfino la 'trama' (recuperare dei 'frammenti' per attivare una serie di vecchi salici) è la stessa in entrambe le avventure. Infine, i Na'vi sono capaci di spostarsi (a piedi) un po' più velocemente rispetto agli umani: paradossalmente, quindi, le missioni secondarie appaiono meno tediose nei panni dei nativi.
3) La campagna degli umani è molto più varia di quella dei Na'vi.
Per avvalorare questo concetto, le recensioni sembravano sottolineare soprattutto la vasta gamma di veicoli e velivoli presenti nella campagna degli umani, esclusi invece nelle missioni Na'Vi. In realtà, per ogni mezzo umano esiste il corrispettivo 'animale' Na'vi: quindi se per i terrestri abbiamo un veicolo da terra senza capacità di fuoco, per gli indigeni abbiamo una cavalcatura 'pacifica' inadatta agli scontri; per un veicolo dotato di armi abbiamo una creatura capace di caricare o di ferire con gli artigli; per un velivolo metallico da una parte, abbiamo un mostro volante dall'altra. E così via. L'unica differenza sta nel già citato approccio agli scontri: gli umani colpiscono generalmente a distanza, mentre i nativi preferiscono lo scontro fisico. Tutto qui. Per il resto, la varietà di gioco è esattamente la stessa (molto bassa).
4) La campagna degli umani si risolve molto più facilmente rispetto a quella dei Na'vi.
Sicuramente si tratta della meno avventata fra le considerazioni, poiché effettivamente la scarsezza di munizioni a distanza per gli indigeni (che siano proiettili o frecce) conduce inevitabilmente alla ricerca dello scontro fisico, più rischioso nonostante la loro maggiore resistenza. Comunque, una volta imparato a padroneggiare le varie super-abilità (!), presenti in modo quasi identico sia se si indossano i panni dell'umano sia se si interpreta un Na'vi, la difficoltà tende a livellarsi quasi del tutto, in special modo con un utilizzo oculato della facoltà di guarigione e dei vari raggiri ai danni dei nemici (l'intelligenza artificiale è ai minimi storici).
Non è mia intenzione sottintendere qualcosa con quanto detto. In ogni caso, è la prima volta che mi trovo di fronte a recensioni così unanimi i cui giudizi si rivelano così lontani dalla realtà. E' capitato nei riguardi di un gioco decisamente dimenticabile e risibile sotto quasi tutti gli aspetti (buona la grafica, però), altrimenti l'eco di questo piccolo episodio editoriale sarebbe stata forse ben più forte.
P.S. Riguardo al tech dem... ehm, al film di Cameron, magari un giorno ci scappa l'articolo :) .
