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02 Dicembre 2010
QUELLA VOLTA CHE UN UNIVERSITARIO MANGIÒ LA POLVERE DI UN VECCHIO

Quando faccio ciò di cui mi occupo, sia sul fronte critico sia - soprattutto - sul fronte creativo, ho sempre ben presente una scena a cui ho assistito qualche anno fa all'interno della mia università, durante una conferenza tenuta da un anziano regista.
Nello spazio dedicato alle domande, uno studente si avvicinò all'oratore e gli parlò di un bizzarro concorso nel quale avrebbero premiato il miglior film realizzato con la fotocamera di un telefonino. Quasi scandalizzato e con la certezza di ricevere una risposta retorica, gli chiese se riteneva che si potesse davvero girare un film degno di questo nome con un mezzo così prosaico come un cellulare.
Il burbero signore restò stupìto, e rispose con grande naturalezza che è più che possibile realizzare un film con mezzi simili, anche se inusitati, ammesso che si abbia qualcosa da dire. E che non c'è niente di strano: cambia la tecnica, naturalmente, cambiano anche le difficoltà, gli approcci, forse anche il modo di raccontare, ma un film su un telefonino merita la stessa dignità di un film su pellicola. Con una semplicità disarmante fece comprendere che il mezzo è solo… un mezzo, appunto. Una lezione banale, forse, ma evidentemente non abbastanza. A 92 anni suonati quel vecchio si dimostrò anni luce avanti rispetto allo scettico ragazzo.
Odiava essere chiamato 'maestro'.

Era Mario Monicelli.

Se ci stiamo provando è un po' anche merito suo.






Commenti (2)

Lorenzo Bianco : Come la saggezza prescinde l'età.

Memoria imperitura


Diduz : In un'intervista cominciarono:
"Lei che è un mostro sacro..."
E lui:
"Mostro può anche essere, ma sacro no, per carità no."




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