NiBiRu


Da “I Predatori dell'Arca Perduta” in poi, l'insieme di oggetti mitici e avventura si è rivelato un buon mix per una storia intrigante, anche se in pochi si sono mostrati all'altezza dell'originale. Nel campo delle avventure grafiche, i prodotti degni di nota che hanno usato con successo questo espediente si contano sulle dita di una mano: la saga di “Broken Sword”, “Black Dahlia” e lo stesso Indiana Jones and The Fate of Atlantis (per citare i più noti). “NiBiRu - Il Messaggero degli Dei”, purtroppo, appartiene alla schiera di titoli che hanno sfruttato in malo modo questo tipo di narrazione.

NiBiRu è il nome che diedero i Sumeri ad un pianeta fantasma del nostro sistema solare. Secondo la leggenda, una razza aliena arrivò da NiBiRu sulla Terra millenni fa. I nazisti, grandi seguaci dell'occulto, seguirono questi miti e incaricarono uno scienziato di fare luce sul mistero. Mistero che con ogni probabilità avrebbe portato loro un'arma segreta che poteva fare la differenza in guerra. Lo scienziato, però, fu costretto ad interrompere le ricerche a conflitto concluso e circa sessant'anni dopo un professore decise di rimettersi alla caccia di quel mito. Sarà proprio questo anziano ricercatore a dare il primo indizio su NiBiRu a suo nipote, Martin, il personaggio che guideremo nell'avventura.



Ci sarà mica qualche passaggio segreto?

Seconda opera internazionale della Future Games (anno 2005), “NiBiRu” si dimostra inferiore al suo predecessore, The Black Mirror, sotto quasi tutti gli aspetti.

Tecnicamente non c'è molto da dire, poiché la struttura è rimasta quella (buona) di The Black Mirror senza particolari migliorie, se si eccettuano i modelli dei personaggi non interattivi finalmente in 3D in tempo reale. Per il resto, le ottime locazioni e la varietà delle ambientazioni restano il punto di forza di una grafica che fa uso di animazioni discrete anche se un po' imbolsite.
Il sonoro è costituito dai soliti effetti e da musiche di routine, mentre il doppiaggio - in italiano - è ben fatto.
“NiBiRu” eredita dal suo predecessore anche l'interfaccia con puntatore intelligente (più intelligente del protagonista), nonché l'impossibilità di raccogliere determinati oggetti se Martin non sa a cosa possono servire di preciso.
Non ho neanche trovato gli enigmi così semplici come letto in giro: è pur vero che per metà l'avventura sia autosolvente, ma spesso si rimane incagliati nei classici e spesso noiosi enigmi di logica a pieno schermo, fra cui spunta il solito irritante 'gioco dei 15'... puzzle che, oramai, potrebbe benissimo essere parodizzato (davvero non se ne può più!).



Un enigma meccanico. Niente paura, presto dovrete affrontare anche il gioco dei 15.

Il titolo non è neanche così breve come si dice, anche se si può tranquillamente dire che si termina con lentezza a causa della noia che fa spesso capolino dietro l'angolo.
Sì perché, come prima accennato, il vero grande difetto di “NiBiRu” è il comparto narrativo. La trama è un guazzabuglio di luoghi comuni che dimostrano che non basta infilare un mistero di un'antica civiltà pescata a caso e vari elementi dell'occulto per realizzare un buon clone di “Indiana Jones”. I Maya, in particolare, non si capisce proprio da dove saltino fuori… inoltre, della loro civiltà il gioco non ci dice nulla, e la nostra sete di sapere ci farà rimpiangere le divinità abbozzate e un po' pretestuose di Broken Sword II - La Profezia dei Maya. E' mancato davvero poco che non entrassero in scena anche i Cavalieri Templari (ma chissà, nel seguito…). In compenso, ci sarà l'originalissima profezia narrata da un imprevedibile sciamano indiano.
Sono poi del tutto mancanti i colpi di scena o i momenti emozionanti. Il finale, infine, rimpingua il sempre più ricco elenco degli ending infelici nella storia delle avventure grafiche.
I personaggi (protagonista compreso) non si salvano: sono piazzati lì per far proseguire la 'storia' e a volte sembrano infilati in un contesto forzato e inutilmente lungo solo in virtù di un enigma (ad esempio il pescatore reticente a darci un passaggio sulla sua barca) o di una gag (come quella agghiacciante di Pedro e del secchio d'acqua). L'impressione è che tutta la vicenda sia stata narrata con poca convinzione in tutti i reparti, senza alcun reale interesse.
E' evidente come i programmatori abbiano voluto confezionare il titolo il più in fretta possibile, sfruttando il successo del gioco precedente e affidandosi ad un soggetto già usato in precedenza da loro stessi in “Posel Bohu” (uscito esclusivamente in Repubblica Ceca, sede della Future Games), di cui “NiBiRu” è l'anonimo remake.



Quella sulla sinistra è proprio la copertina di "The Black Mirror"!

E' un peccato che le cose siano andate così, poiché dopo il buon riscontro di The Black Mirror ci si aspettava con ottimismo un prodotto anche migliore del precedente. 3 su 5.

by Gnupick






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