Paradise

Ciò che cambia nettamente, nei prodotti del fumettista belga, è l'ambientazione. E così, dopo le foreste dell'”Amerzone” e le nevi di “Syberia”, in “Paradise” ci muoveremo fra le steppe afose e le cittadine cocenti dell'Africa, e nel dettaglio in una regione (fittizia) di nome Maurania.
Il vecchio re Rodon, un violento dittatore, è prossimo alla morte. Isolato da tutti e dal suo stesso popolo, aspetta la fine all'interno di una grande nave chiamata 'Lo Scrigno Nero', in compagnia dei suoi più fedeli sudditi. Nel frattempo, la guerra contro il regime volge al termine, e i soldati ribelli hanno oramai piegato le forze del re Rodon. Ultimo desiderio del re è avere la figlia, che non vede da quando era una bambina, al suo capezzale. Purtroppo, i ribelli abbattono il suo aereo e alla ragazza, colpita da amnesia, non resta che stabilire la sua identità e ricostruire i pezzi della sua vita. Dopo poco, la fanciulla scoprirà di essere in qualche modo legata ad un feroce quanto affascinante leopardo nero (simbolo del gioco). Uno dei tanti enigmi da sciogliere…
E' proprio nei panni della figlia inconsapevole del re che ci muoveremo. La giovane adotterà il nome Ann Smith prendendo spunto da un diario (pieno zeppo di appunti, con informazioni e splendidi disegni del luogo in puro stile Sokal) trovato fra i suoi averi. L'amnesia è un classico espediente narrativo, ma in questo caso serve anche a 'coprire' la scarsa personalità di Ann (un altro marchio di fabbrica dei titoli di Sokal è la bidimensionalità dei personaggi). La cosa comunque non spiega come mai Ann non reagisca alle sollecitazioni esterne e, in generale, difficilmente scopriremo dettagli del carattere che identificheranno la nostra eroina.
Stessa cosa (anzi, peggio) per tutti gli altri personaggi secondari che compongono il mondo di “Paradise”: funzionali solo a portare avanti l'avventura, non lasciano assolutamente il segno. Gli unici che, a ben vedere, risultano appena un po' affascinanti sono il re Rodon e il suo braccio destro, ma si tratta di una magra consolazione.
Risolleva parzialmente le sorti la trama, più complessa e 'difficile' di quella dei precedenti lavori del fumettista. La sensazione di una regione dimenticata da Dio in ginocchio a causa della guerra è ottimamente resa (sia dagli scenari - magnifici come sempre - che dai curatissimi effetti sonori, combinati a musiche adatte anche se ripetitive), e la voglia di 'andare fino in fondo' resta viva per tutta la durata dell'avventura, se non altro per scoprire il mistero sul legame fra Ann e il leopardo (ma potreste restare delusi) e sapere da quale delle due parti (se con il re o i ribelli) la ragazza deciderà di stare.
In realtà, nonostante ciò, si comincia a sentire ormai una forte sensazione di deja vu: Sokal ricicla se stesso. Insomma, va bene essere coerenti col proprio stile, ma quando i cliché diventano troppi si comincia ad avere qualche dubbio sulla bontà di soggettista del buon Benoit. Chiariamoci, l'esperienza resta affascinante e gli stimoli per appassionarsi ci sono tutti, ma le ripetizioni, prese pari pari da “Syberia" e “Amerzone”, potrebbero venire un po' a noia.
Anche l'interfaccia è la copia di quella di “Syberia”, e avremo ancora il puntatore intelligente e pochi hot spot. Graficamente, “Paradise” fa sfoggio di ottimi fondali (come sempre, disegnati a mano con profondità tridimensionale ma renderizzati in due dimensioni) ma di una grafica in 3D dei personaggi piuttosto povera, con una carenza molto evidente di animazioni e di effetti particolari: un passo indietro rispetto al passato. Giù il cappello per i filmati di intermezzo: davvero belli.
Il lavoro sul doppiaggio (completamente in italiano) è di routine ed è senza infamia né lode.
Gli enigmi, discreti e leggermente più complessi che in precedenza, vanno dalle manipolazioni classiche alle conversazioni coi personaggi e, ancora una volta, all'utilizzo di misteriosi macchinari. In ogni caso, ho trovato i puzzle di “Paradise” generalmente più stimolanti di quelli dei due “Syberia II” (ma non sono tanto sicuro sul primo episodio).
Fra una sezione e l'altra, inoltre, il gioco 'spezzerà' la concentrazione del giocatore con dei brevi intermezzi quasi arcade durante i quali ci vorrà un po' più di tempismo e meno cervello. Questi momenti si lasciano giocare volentieri (essendo anche piuttosto semplici) e interrompono il ritmo volutamente lento ed opprimente del titolo. Oltre a ciò, in tre occasioni saremo chiamati a manovrare, in terribile 3D totale con un controllo stile “Sanitarium” (lo stesso che si adotta per molti giochi di ruolo con visuale isometrica, come “Diablo” o “Sacred”), il leopardo co-protagonista del gioco, attraverso degli pseudo-labirinti molto poco adventure.

La sezione notturna in cui piloteremo il leopardo. Eh sì, è sospeso nel vuoto: uno dei mille bug. Notate anche la scarnezza dell'ambiente.
Fin qui, tutto sembrerebbe replicare il (quasi)capolavoro “Syberia”. Purtroppo non è così, e la ragione è da ricercarsi nei numerosissimi e ingiustificabili bug nella programmazioni di cui il gioco è afflitto, compromettendo non solo la grafica e gli enigmi, ma soprattutto l'esperienza generale, a rischio esaurimento nervoso. Ritorni al desktop, stop improvvisi, personaggi che volano o che scompaiono, puntatore difettosissimo e tanto altro (senza dimenticare il problema di alcuni hot spots invisibili perché coperti da oggetti dello scenario, e di altri segnalati dal cursore ma non esaminabili da Ann, rendendo impossibile capirne la funzione)… neanche la patch risolve il grosso dei guai e posso assicurare che “Paradise” è seriamente minato da ciò.
Problemi che raggiungono il suo culmine durante le sezioni in cui guideremo il leopardo, assolutamente ingiocabili: per fortuna, con ESC si potranno saltare a piè pari. I programmatori dicono che la possibilità di evitarle è stata data unicamente per non mettere in difficoltà gli avventurieri puristi con sezioni quasi arcade ma… dobbiamo credergli?
Capisco l'etichetta indipendente, il budget ridotto e un testing poco approfondito, ma il gioco alla sua uscita è stato venduto a prezzo pieno ed è inaccettabile arrivare sugli scaffali con così tanti difetti.

Ann, di fronte al re, lo minaccia con un revolver. Il personaggio del re Rodon è chiaramente ispirato al Brando di "Apocalypse Now".
E' un vero peccato, perché la qualità generale si aggirerebbe dalle parti di “Syberia”: meno sense of wonder forse, ma una trama più curata ed elaborata. In ogni caso, dopo tre progetti sarebbe stato giusto aspettarsi qualcosa di realmente diverso da Sokal, qualcosa che non dia l'idea del già visto così come accaduto per questo titolo. E, naturalmente, l'autore europeo avrebbe dovuto circondarsi di tester migliori…
Voto: 3 su 5.
La citazione:
Rodon: “Perché sei tornata, Malkia?”
Ann: (alterata) “Io mi chiamo Ann Smith!”
Rodon: “Ti portavo a vedere gli animali la sera lungo il fiume, ti ricordi, Malkia? Scendevamo dalla nave, salivi sulle mia spalle e ce ne andavamo insieme. Le tue preferite erano le piccole gazzelle brune sempre sul chi va là”
Ann: “No…”
Rodon: “…sembravano danzare lungo il fiume…”
Ann: (estrae la pistola) “No! Io mi chiamo Ann Smith, e sono qui per ucciderti, padre!”
Rodon: “Preferisco sia tu a farlo. Abbraccia tuo padre…”
(Ann spara)
 
Nota: Un computer di potenza medio-bassa va bene per “Paradise”, ma i bug li avrete tutti anche con un pc ninja.
by Gnupick
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