Runaway 2

I Pendulo Studios (realizzatori anche del curioso “Hollywood Monsters”), da parte loro, continuano a perseverare nel proporre uno stile di gioco da avventura grafica classica, con lunghi dialoghi e manipolazioni di oggetti. Obiettivo che, nel 2007, può sembrare nostalgico e vagamente retrò, ma dimostra come un concept consolidato possa avere molte frecce al proprio arco, se sfruttato con cura e fantasia.

E' una fortuna per Brian che Sushi possa essere raggiunta ovunque in qualsiasi momento: potenza della Rete!
Dopo averlo visto smantellare le scomode vesti dell'impettito fisico secchione, avevamo lasciato il buon Brian Basco ai tropici, alle (ehm) 'prese' con la sua neo fidanzata Gina. Un anno è trascorso dalle rocambolesche vicende di “Runaway - A Road Adventure”, e Brian sembra ormai perfettamente a suo agio nella sua nuova e 'bella' vita, costituita da sole, mare, e un discreto numero di gnocche. Gina, a dispetto del nome non esattamente degno di una fatalona, sa bene come 'persuadere' il suo statuario ragazzo nell'intraprendere una pericolosa gita presso le cascate del Tiki: ecco quindi che i due si affidano ad un idrovolante diroccato e al suo anziano pilota (ancora più diroccato), Otto, per raggiungere l'ambita meta.
Pessima mossa: l'uomo viene colto da un malore e Gina è costretta quindi a lanciarsi con l'ausilio dell'unico paracadute disponibile. Pertanto, a Brian non resta che affrontare inerme la caduta inesorabile dell'aeroplano, che sembra precipitare nei pressi di un bosco.
Dopo essere miracolosamente sopravvissuto allo schianto, il nostro eroe, armato solo di coraggio, dovrà cercare un modo per tornare alla vita civilizzata e ritrovare Gina. Da lì a poco, si renderà conto che, suo malgrado, si è nuovamente ficcato in un bel guaio: l'indagine sulla ragazza (che si scoprirà essere misteriosamente scomparsa) porterà Brian ad immischiarsi in faccende non solo governativo/militari, ma addirittura intergalattiche. Non era proprio la vacanza che aveva in mente…

Povero Brian, costretto a svegliarsi di prima mattina solo per compiacere la sua Gina... eh sì, povero...
“Runaway 2” (conosciuto anche come “Runaway 2 - The Dream of the Turtle”) è la seconda parte della trilogia di “Runaway”: dal capostipite ripesca appena i protagonisti (tranquilli: Gina è praticamente assente!) e qualche personaggio secondario (il team di Douglasville e lo stralunatissimo Joshua, tutti rafforzati in questo episodio), prendendo poi spunto da una sua sotto-sottotrama delirante che dà inaspettatamente il via alla nuova trama vera e propria (altrettanto delirante). Se non ricordate ogni dettaglio della prima avventura, niente paura: nel menu del nuovo episodio ci sarà la possibilità di aprire un breve riassunto 'delle puntate precedenti'.
In “Runaway - A Road Adventure” avevo lamentato una certa ambiguità dei toni, che passavano dal serioso al quasi farsesco in modo assai indeciso, proponendo una sceneggiatura 'ibrida' un tantinello allo sbando: motivi che, uniti alla scarsa caratterizzazione di gran parte dei personaggi, conducevano la narrazione in una direzione poco precisa, che portava il giocatore a restare perlopiù indifferente alle vicende (sia quelle più 'adulte' che quelle più leggere) dei due protagonisti.

Il Joshua futuristico sarà sempre disposto a darci una mano nel caso dovessimo bloccarci durante il gioco.
Fin dalle primissime battute si nota invece come, questa volta, i Pendulo abbiano scelto di dare più rilievo alla componente umoristica, e i risultati sono generalmente migliori e, soprattutto, più decisi e personali.
Il gruppo di Ramon Hernaez e soci decide di rendere scoperto ciò che nel primo episodio era solo (fin troppo) sottinteso: un approccio cinico e politicamente scorretto lungo buona parte dei sei capitoli di cui è composto il gioco. A questo proposito, il primo e - soprattutto - il secondo capitolo sfiorano il capolavoro: gag fulminanti, cinismo come se piovesse e dialoghi finalmente divertenti (scritti dalla new entry Josué Monchan). In altre parole, sembra davvero di giocare a qualcosa di diverso dal 'vecchio' “Runaway”: l'atmosfera frivolo-balneare si presta benissimo ad una serie di battute cattivissime - non sono così lontane dai toni della serie “South Park” - e ad un uso massiccio di citazioni di stampo popolare (specie quelle cinematografiche). Frequente anche il turpiloquio, benché non appaia (com'è giusto che sia) preponderante al resto. L'unico neo, a voler ben vedere, è costituito da enigmi non sempre onestissimi (ma ne parlerò meglio in seguito).

"Gran gnocca Lokelani, eh?". A giudicare dallo sguardo languido, sembra che abbia un debole per il nostro eroe.
Dal terzo capitolo in poi, però, “Runaway 2” mostra un calo ben preciso: a fronte di una trama relativamente complessa, l'umorismo tende a diminuire in favore di un pastrocchio (tematiche sci-fi corredate da alieni improbabili, vecchie rovine archeologiche, etc) non molto definito. Nel migliore dei casi, la sceneggiatura (comunque sufficientemente folle e vagamente divertente) non è adeguatamente sostenuta da una scrittura efficace: frequenti saranno quindi i punti morti (cutscene infinite, dialoghi eccessivamente prolissi e non interattivi, salti illogici, enigmi slegati dalla trama) e, più in generale, i momenti traballanti che prenderanno il posto delle situazioni davvero esilaranti a cui si era assistito durante la prima parte. Sorte analoga toccherà ai personaggi: se durante i primi capitoli si sprecheranno i character degni di nota (il 'monaco' muto, il surfista 'laureato in surfologia', la procace quanto arida Lokelani, la scimmia ubriacona Little Demon, lo stupido soldato O'Connor), col proseguo della storia faticheremo a trovare altrettante macchiette (l'avventuriero di plastica Dean Grassick costituisce una felice eccezione). Lo humor e alcune scenette ispirate non spariscono completamente, sia chiaro, e la qualità generale appare comunque (di poco) superiore al primo “Runaway”: semplicemente, la partenza turbo mostra velocemente la corda, culminando in uno sesto capitolo davvero difficile da giudicare (una sorta di gigantesco omaggio/citazione a “The Curse of Monkey Island” parzialmente riuscito) e in un cliffhanger finale realmente imbarazzante che ricorda pericolosamente l'introduzione del primo gioco (con un Brian improvvisamente depresso che, puntando la telecamera, snocciola i pericoli e le disavventure che gli toccherà affrontare in “Runaway 3”). Sì, perché “Runaway 2” non è che la prima parte di un'avventura divisa in due (lo dicevo che i Wachowsky dovevano andarci piano…): questo aspetto non giunge come una vera sorpresa, poiché le avvisaglie del 'to be continued' sono debitamente sparse in giro, fin dal libretto di artwork allegato alla confezione (contenente alcune bozze del gioco che sarà).

Il colonnello Kordsmeier ci metterà i bastoni fra le ruote in diverse occasioni. Non resta che evitarlo il più possibile!
I Pendulo avevano già dimostrato in precedenza il proprio talento comico, e in “Runaway 2” si percepisce appieno questa particolare verve: purtroppo, però, gli autori decidono di non andare fino in fondo e, benchè il bilanciamento resti comunque a favore dell'avventura umoristica, è proprio dalle sequenze più seriose e narrative che derivano i problemi maggiori. Difficile quindi emozionarsi davvero alle vicende di Brian o ad una trama che fa sorridere più per la sua (volontaria, d'accordo) implausibilità che per una narrazione realmente brillante. Per dirla diversamente, “Runaway 2” funziona assai meglio durante le scenette, gli 'sketch', le situazioni folli e 'scorrette', che nel racconto epico dall'ampio respiro, decisamente zoppicante e goffo.
Un piccolo appunto sul protagonista: Brian ha, sostanzialmente, rinnegato la sua natura di nerd in favore di un aspetto più palestrato e 'belloccio'. Anche il suo carattere risulta modificato: il nuovo Brian va molto meno per il sottile rispetto al suo 'predecessore', non disegnando inganni o l'assenza di alcuni piccoli scrupoli morali. In definitiva, Brian 2.0 appare come un personaggio più superficiale ma senz'altro più divertente e inusuale rispetto al ragazzotto visto in precedenza: il cinismo trabocca, e molte gag acquistano forza proprio in virtù del nuovo approccio del personaggio.

Brian sembra trovarsi di fronte a un dilemma etico. Scommettiamo che il piccolo nerd a sinistra non avrà vita lunga?
D'altra parte, la grafica cartoon 'immortale' giganteggia come sempre: su sfondi disegnati a mano in due dimensioni, si muovono personaggi in 3D perfettamente integrati con la tecnologia del cel shading, impreziositi da numerosissime animazioni di ottima qualità. Pur essendo perfezionato su tutti i fronti, “Runaway 2” conserva inoltre la continuità visiva del primo gioco, il quale non sfigura con il nuovo titolo nonostante i sei anni trascorsi. E' la caratteristica dello stile grafico adottato: molti potranno accusarlo di essere eccessivamente retrò, ma se fra qualche lustro i nostri occhi continueranno a restare affascinati dalla grafica gradevole e coloratissima, il merito sarà di questa scelta.
Buone ma certamente non esaltanti le molteplici cutscene.
Le musiche, anonime ma ben sfruttate nel gioco precedente, si mostrano meglio curate, ma anche questa volta fungono da commento o poco più.
Discorso a parte per i brani cantati. Il main theme (cantato da tale Ryk-C) sostituisce la vecchia canzone dei Liquor: si tratta di un pezzo leggero e senza troppe pretese, ma dal buon ritmo. Inoltre, l'essenza dei Liquor stessi torna con la cantante, Vera Dominguez, degnissima interprete (sebbene continui a somigliare ad una copia della O'Riordan!) di una terna di componimenti dalla discreta fattura. Uno di essi, “Le Spleen”, l'ho trovato davvero interessante: è possibile ascoltarlo in sottofondo durante le chat di Brian con Sushi.
Purtroppo, i brani sono stati trattati immertitatamente, inseriti quasi a caso - e tronchi - in un paio di sequenze: il tema principale viene addirittura remixato goffamente durante la (ottima, comunque!) intro del gioco, con un risultato un tantino pasticciato (viene comunque riproposta la versione standard nei titoli di coda).
Pollici in alto per la completa localizzazione in italiano, quasi del tutto privo di sbavature nella recitazione e nei testi (presenti invece nel primo episodio). Menzioni d'onore al protagonista Luca Sandri/Brian, molto più a suo agio con la nuova versione del protagonista, a Claudio Moneta, ottimo e poliedrico nei ruoli di Saturno e di Dean Grassick, e a Pietro Ubaldi (onnipresente voce che ha perseguitato l'infanzia di noi figli degli anni '80), simpatico caratterista del folle Joshua. Ricordo inoltre che ai personaggi ricorrenti (sarebbe a dire quelli che compaiono in entrambi gli episodi) sono state associate le medesime voci del precedente episodio: un bel tocco di coerenza che non sempre viene dato per scontato, ma che dimostra la professionalità degli studi di doppiaggio Jinglebell.

Tarantola rappresenta il nemico più letale e misterioso dell'avventura. Forse è meglio rimandare lo scontro...
L'interfaccia è intelligentemente rimasta invariata dai tempi del primo episodio, con inventario a tutto schermo richiamabile con un pulsante, cursore intelligente, e non più di due azioni per oggetto (selezionabili attraverso icone cicliche).
Gli enigmi, in puro stile Pendulo, sono altalenanti: se da una parte è piacevole trovare il vecchio e rassicurante concept da avventura grafica classica (con manipolazioni di oggetti nell'inventario e sullo sfondo, e numerosi dialoghi), dall'altra non si può non restare un po' insoddisfatti non tanto dalla mancanza di innovazioni, quanto piuttosto dai picchi di difficoltà - non proprio onestissimi - inseriti dai programmatori. In altre parole, per evitare che il titolo fosse troppo semplice da portare a termine, gli autori hanno 'giocato sporco' in più occasioni (benché il difetto sia comunque meno evidente rispetto al primo “Runaway”).
La soluzione di alcuni puzzle sembrerà a tratti un po' campata in aria, con indizi fuorvianti e risoluzioni fin troppo improbabili. Non ci è stato neanche risparmiato l'inghippo secondo il quale bisognerà necessariamente combinare l'oggetto A con quello B - e non viceversa - per far sì che Brian esegua il comando: davvero irritante.
Per nostra fortuna, è stato attenuato il problema che portava il protagonista a rifiutarsi di raccogliere un dato oggetto se non comprendeva precedentemente che avrebbe potuto essergli utile (il che è realistico, magari, ma svia parecchio il giocatore, che difficilmente tende a ripetere l'operazione): ciononostante, il suddetto 'trucchetto' torna ad essere prepotentemente utilizzato durante il sesto capitolo, non a caso quello con meno locazioni e - di conseguenza - teoricamente più agevole da risolvere rispetto agli altri.
A venirci in soccorso ci sarà un simpaticissimo sistema di hint (rappresentato da un Joshua 'dal futuro') che ci metterà sulla buona strada senza svelarci palesemente la soluzione: comunque, gli indizi dati saranno piuttosto chiari, indi per cui conviene non abusare della suddetta funzione (peraltro molto seducente: è raggiungibile con un solo click!). Ho trovato questo help un'aggiunta positiva, soprattutto grazie al modo in cui è stato implementato: originale e spassoso.

Brian non avrebbe potuto essere un figo completo se non avesse saputo suonare la chitarra: quindi eccolo qua, da autodidatta, pronto ad eseguire preziosismi tecnici dal sapore natalizio.
Purtroppo, c'è anche da segnalare un'ennesima nota stonata, retaggio del primo episodio: molti enigmi sembrano piazzati come 'riempitivo', del tutto slegati dalla trama principale. In altre parole, spesso ci troveremo in condizioni di non 'vivere' la storia, ma di superare i puzzle che semplicemente 'sbloccano' la narrazione (costituita da lunghi dialoghi non interattivi e cutscene), di cui noi siamo solo spettatori.
In ogni caso, nonostante i difetti citati, lo stimolo a proseguire resta presente, grazie soprattutto alla comicità disseminata in molte situazioni e nelle conseguenze imprevedibili dei puzzle risolti: da solo, l'umorismo risulta infatti capace di sostenere una baracca spesso fatiscente (bisognerà attendere le battute finali per assistere a vere e proprie cadute di tono).
Garantita infine la longevità: i sei capitoli sono tutt'altro che brevi.
“Runaway 2” è, in linea di massima, migliore del capostipite. Lo humor e il divertimento risultano rinvigoriti, ma i difetti restano pressappoco gli stessi del primo episodio. Per i Pendulo, il design degli enigmi appare l'aspetto più importante da rifinire, per poter poi finalmente puntare al capolavoro concentrandosi su ciò che evidentemente è più nelle loro corde (l'umorismo folle). A malincuore, quindi, il mio voto non può essere più alto del 3 su 5, con la precisa nota che resta un titolo assolutamente consigliato.
La citazione:
Brian: “Potresti usare il GreasePaint® Pro per farmi somigliare ad un'altra persona?”
Lokelani: “Sì, ma dovresti portarmi una foto della persona a cui vuoi somigliare, e una tua”
Brian: “Perché non mi fai la foto tu? Di sicuro hai una macchina fotografica ultimo modello che ti ha regalato qualche ex fidanzato fotografo”
Lokelani: “L'avevo. E' l'unico inconveniente dell'essere uscita con un ladro di vocazione”
 
Nota: “Runaway 2” dovrebbe girare senza problemi su qualsiasi macchina equipaggiata con XP o Vista. Imperdibile inoltre il package confezionato dalla FX Interactive.
by Gnupick
Commenti (4)
Onestamente non so proprio come giudicare quell'ultimo capitolo: se un omaggio genuino (ma poco riuscito), un'idea del tutto folle (quindi accettabile per parte del contesto di "Runaway 2", nonostante i difetti della sezione) o una mossa 'furba' volta a fare leva su ambientazioni che un po' tutti hanno amato (coprendo le magagne del capitolo).
Non lo so davvero, forse è un po' di tutto... in ogni caso, mai come con questa 'saga' mi è davvero difficile entrare nella giusta 'ottica' e capire quali siano i reali intenti degli autori.
A presto :).
contenuti: trovo un calo enorme dal punto di vista delle musiche. Non capisco dove sia questa ironia tanto decantata, più che altro trovo i personaggi improponibili. Non noto un calo esagerato nel passaggio tra i primi capitoli e gli ultimi... in generale mi è piaciuto di meno del primo per via di enigmi fuori dalla storia sia per i dialoghi spesso troppo, troppo, troppo prolissi e noiosi, con battute banali.
Meno male ci sia Lokelani a tirar su la baracca, dato che di Gina non c'è l'ombra.
forma: sembra criticare e distruggere il gioco per righi e righi, po di colpo se ne esce con un giudizio positivo. Non sembra che l'autore abbia le idee chiare.
Mi piacerebbe parlare con qualcuno del gioco (primo e secondo) anche per mail: guti14@inwind.it
Ciao a tutti e aspettiamo il terzo!
Scrivi un Commento
Recensione Runaway 2. Gnupick's corner, l'angolo delle avventure grafiche. Recensioni, commenti, schede, analisi, retrogaming, discussioni su graphic adventures ed altri videogiochi non solo punta e clicca. Recensioni di giochi per PC con visuale in prima persona o in terza persona.
Poi il super omaggio a "Monkey Island" mi ha scioccato :D
Saluti e complimenti per il sito.