Sherlock Holmes - L'Orecchino d'Argento

“L'Orecchino d'Argento” (anno 2005) non è la prima né sicuramente sarà l'ultima avventura grafica dedicata al più celebre degli investigatori. Si tratta del secondo gioco di quella che probabilmente sarà una 'serie' della Frogwares, già autori de “Sherlock Holmes - Il Mistero della Mummia” e “Viaggio al Centro della Terra”. Questo prodotto si dimostra essere migliore del predecessore dedicato all'inglese sotto tutti gli aspetti.
Il nuovo approccio della Frogwares garantisce uno spessore che era del tutto assente nel precedente capitolo: innanzitutto il buon Sherlock non si limita ad essere un personaggio muto e bidimensionale, ma possiede tutte le famose caratteristiche che lo hanno reso famoso. Frequenti saranno quindi i suoi monologhi deduttivi, che puntualmente metteranno in imbarazzo Watson, e numerosi gli interrogatori con gli altri personaggi e sospettati. Oltre ai dialoghi, Holmes dovrà anche setacciare lo schermo in cerca di prove con la sua fidata lente di ingrandimento (sì, è pixel hunting, ma trovo che sia più che giustificato), confrontarle nel suo laboratorio casalingo, leggere molti documenti, risolvere enigmi sia di logica sia relativi alla manipolazione di oggetti e, al termine della giornata, fare il punto della situazione. Oltre a ciò, sono presenti anche una (frustrante) sezione stealth e una a tempo all'interno di un breve labirinto.
La trama è buona e molto intricata. Per far sì che il giocatore riesca a seguirla, è stato implementato un curioso quiz (il già citato 'punto della situazione') al termine di una certa serie di enigmi. In pratica, dovremmo rispondere ad alcune domande chiave sul caso aiutandoci con prove e testimonianze che Holmes avrà precedentemente annotato sul taccuino. In realtà, ciò non basta per poter seguire perfettamente la storia, che verso la seconda metà diventa davvero ingarbugliata e forse fin troppo ricca di dettagli. La lunghissima spiegazione finale contenuta nell'epilogo ci farà comprendere l'eccessiva complessità della sceneggiatura, che comunque resta buona e avvincente per quasi tutto il tempo.
Un altro bel passo in avanti è dovuto alla caratterizzazione dei personaggi: finalmente abbiamo uno Sherlock coerentemente flemmatico e molto 'inglese', ben lontano dal precedente. Anche gli altri personaggi (compreso Watson) sono ben riusciti. Sicuramente il doppiaggio aiuta moltissimo, ed è giusta la scelta dei distributori italiani di lasciare le voci in inglese e di tradurre solo i testi (compresi i documenti). La grafica, con visuale in terza persona e cursore intelligente, è buona anche se non esaltante e gli sfondi centrano l'obbiettivo di realizzare un credibile contesto ottocentesco. Peccato però che i fondali siano fissi, a parte in un paio di occasioni (con la pioggia, ad esempio) in cui, comunque, risultano un po' falsi. In ogni caso la resa grafica globale è funzionale e adatta. Discreti i lunghi e frequenti filmati non interattivi.
Il sonoro comprende suoni di porte che sbattono e poco altro, mentre le musiche (non originali) sono buone ma pessimamente integrate, tanto che ho dovuto abbassarne il volume quasi a zero dopo appena un minuto di gioco.
La varietà degli enigmi ci terrà impegnati a lungo. Simpatica e coerente l'introduzione dei quiz, i quali però non sempre risultano chiari nelle domande e ciò è uno dei motivi per cui rappresentano lo scoglio maggiore del gioco, che tutto sommato non è così duro da portare a termine. Sono però presenti un paio di enigmi (quello dell'arca di Noè e quello della cassaforte) che francamente mi sono sembrati un po' astrusi, ma siamo ben lontani dai livelli allucinanti di “Viaggio al Centro della Terra”.
Sempre a proposito di “Viaggio al Centro della Terra”, segnalo che l'interfaccia de “L'Orecchino d'Argento” è un retaggio lasciato dalla precedente avventura della Frogwares, con inventario in basso allo schermo, taccuino-enciclopedia consultabile a sinistra e dialoghi che appariranno sottoforma di bloc-notes a lato del video. Lo stesso dicasi per il sistema di controllo, che ancora una volta creerà dei problemi (per fortuna di minore entità). Per il resto, questa avventura di Sherlock è sicuramente superiore sia a “Il Mistero della Mummia” che alle vicende della bella Ariane (anche se il tema sviluppato da esso era sicuramente più ambizioso e intrigante - ma si tratta di due generi diversi).
Ci sono molti margini di miglioramento in tutti i campi, ma la strada battuta mi sembra quella giusta: basterebbe limare alcune imprecisioni ai controlli e all'interfaccia e lavorare più su alcuni enigmi (mantenendo una certa curva di difficoltà) per avere un prodotto di alto livello. Così com'è, ci assestiamo su livelli medi: 3 su 5.
by Gnupick
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