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Jonathan Danter - Nel Sangue di Giuda


Jonathan Danter è un giovane giornalista americano. Pur abitando in un lussuoso appartamento newyorkese, il suo lavoro lo porta a viaggiare spesso e volentieri. Pronto a partire per Miami verso il prossimo incarico affidatogli dal suo direttore, Jonathan riceve un'improvvisa chiamata da un ispettore di Scotland Yard, Twinings, che lo informa della triste notizia che lo zio del giovane, Frank Danter, è venuto a mancare. Il problema è che Jonathan era già al corrente della morte dello zio… da dieci anni! Cosa è realmente accaduto? E come mai l'ispettore ha spedito i suoi uomini ad accompagnare il giornalista a Londra?
E' presto detto: la scomparsa dello zio viene attribuita ad una serie di omicidi compiuti ai danni di molte spie al soldo del Vaticano, come Frank stesso, entrato a far parte dell'organizzazione appunto una decina d'anni or sono. Fintosi morto per poter svolgere la sua attività senza mettere in pericolo nessuno, lo zio Frank è stato ucciso molto probabilmente in seguito ad alcune scoperte riguardanti l'Imago Sanctissimus, una reliquia appartenuta ai Templari.
A Jonathan non resta quindi che fare ordine in questa storia. Verrà aiutato da Katrin che, insieme a Frank, a suo padre e ad un gruppo di giovani volenterosi, compone la 'Legacy', un'associazione di studiosi che cerca di spiegare scientificamente i misteri occulti.



L'avventura comincerà in un bell'appartamento e con la Statua della Libertà come panorama.

Prima vera avventura a soggetto originale sviluppata dall'italiana Artematica di Riccardo Cangini (distribuita dalla Leader), “Jonathan Danter - Nel Sangue di Giuda” (conosciuta come “Belief & Betrayal” all'estero) ci mette nei panni di Jonathan e di Katrin, eroi per caso costretti a divincolarsi in una vicenda di natura storico-religiosa che coinvolge, nel dettaglio, i 'trenta denari' per i quali Giuda tradì Gesù.
Per sopperire alla mancanza del background e alla forza di personaggi già rodati, (vedi “Martin Mystère - Operazione Dorian Gray” e “Druuna Morbus Gravis”), la Artematica riempie il nuovo titolo di classiche attrattive rivolte all'avventuriero tipo: frequenti viaggi, enigmi occulti, paesaggi interessanti e un soggetto alla “Broken Sword”. Purtroppo, nonostante il notevole impatto iniziale e la buona volontà, il gioco ben presto rivela i suoi numerosi difetti.

Innanzitutto, perdonate lo sfogo, ma proprio non ne posso più di sentir parlare di Cavalieri Templari. Da Broken Sword - Il Segreto dei Templari (in cui però l'argomento veniva affrontato con eleganza) in avanti, non si contano le avventure grafiche che hanno usato la loro storia come sfondo alle vicende. Sembrerebbe che l'Europa non offra altri spunti misteriosi se non gli oscuri marchingegni e gli arcani tesori lasciati dai Templari: naturalmente non è così, e i poveri cavalieri di Cristo vengono giustificati e adoperati spesso in pessimo modo o ridotti a mero pretesto - come in questo caso - per mascherare una scarsa inventiva. Basta, davvero, lasciamoli in pace.
Inoltre, la Artematica cerca astutamente di cavalcare il trend religioso/mistico esploso con il fenomeno “Il Codice Da Vinci” (peraltro, l'autore Dan Brown è citato apertamente nel corso del gioco come nome falso usato da Jonathan): purtroppo, anche in questo caso, si tratta di un argomento oramai già debitamente inflazionato ai tempi dell'uscita del gioco (fine 2006) e può facilmente venire a noia in breve tempo, anche a causa di un intreccio poco avvincente e a trovate narrative molto standard.
La storia tenta di dare uno scossone al giocatore con un macabro omicidio Hannibal style a mio avviso del tutto gratuito, ma che almeno ha fatto 'guadagnare' al titolo il divieto per i minori di 16 anni.



Coletti aveva previsto tutto. Meno Kat, a quanto pare.

“Jonathan Danter” cerca di ricreare le atmosfere del già citato “Broken Sword” e della saga di “Gabriel Knight” non solo attraverso i temi affrontati, ma fin dalle caratteristiche dei personaggi. Purtroppo, il saccente, fighetto e facoltoso Jonathan (con indosso perennemente il giubbottone della Ducati), non riesce a ricordare lo Schattenjager neanche per un istante, e gli unici sprazzi di umorismo sono contenuti in un paio di dialoghi ben lontani dall'essere memorabili. Kat, d'altra parte, è la versione by Artematica di Grace e Nicole, più 'dritta' del protagonista e dedita ai lavori di ricerca.
Non ci siamo: a voler a tutti i costi imitare gli originali, si finisce per essere solo delle pallide copie. Perlomeno, in “Martin Mystère - Operazione Dorian Gray” si poteva contare su personaggi caratterizzati già in partenza e ben riproposti.
Il resto dei personaggi è ridotto a macchiette utili a far proseguire il gioco. Simpatici, comunque, il custode del museo romano, l'aviatore londinese e il proprietario del pub. Divertente, infine, la battuta che pronuncia Jonathan dopo aver osservato una cabina telefonica distrutta, in Francia (“Deve essere stata demolita da alcuni tifosi in seguito alla sconfitta in una partita particolarmente importante”, chiaro riferimento alla finale dei mondiali di calcio del 2006).

La sceneggiatura non risolleva molto le sorti, fra approfondimenti storici dozzinali (utilizzati solo come 'scusa') e tipici ritrovamenti di 'manufatti' in luoghi antichi (classici quanto banali). Sul finale poi, inspiegabilmente, gli autori piazzano un colpo di scena che avrebbe potuto essere gradevole ma in realtà appare assai fuori luogo, con un Gesù che addirittura parla 'dall'alto dei cieli' neanche fosse Nur-Ab-Sal, aggiungendo così un inappropriato momento metafisico in una trama che di sovrannaturale non possiede praticamente nulla.
In ogni caso, nel momento in cui “Jonathan Danter” tenta di rivendicare la sua natura italiana, le qualità cominciano a vedersi. Da Roma a Venezia, passando per Castel del Monte, le esplorazioni italiche si rivelano assai piacevoli e, in qualche modo, perfino originali: gli autori hanno ragionevolmente molta più dimestichezza e conoscenza con la nostra patria piuttosto che con il mondo americano o inglese.
A tal proposito, un suggerimento: invece di continuare a saccheggiare i poveri Templari e/o i misteri affini strabusati, perché non realizzare un'intera avventura ambientata nel Bel Paese? Abbiamo la fortuna di vivere in un posto ricco di arte e potenziale scenario per moltissime trame mistico/storiche, perché non sfruttarlo? Perché continuare a scimmiottare gli altri, piuttosto che affidarsi al sano vecchio orgoglio nazionale?



La mappa delle locazioni. Purtroppo, nonostante non sembri così, potremmo accedere solo a due/tre ambienti alla volta.

Il reparto audio-visivo conferma la discutibile falsariga seguita dagli autori. Se gli sfondi sono di rara bellezza (ma belli davvero!), i poligoni dei personaggi si presentano al limite della sufficienza, con espressioni facciali assenti e animazioni a volte ridicole (in molti dialoghi si muoveranno come marionette). E' un peccato, poi, che l'incredibile qualità grafica delle locazioni non sia sfruttata appieno: davvero suggestivi gli scorci italiani (in particolare quelli veneziani: da lasciare a bocca aperta), la maggior parte dei quali utili a nulla se non ad un veloce giro turistico.
La risoluzione può essere settata fino all'ottima 1280x1024 pixel.
Buono il doppiaggio (questa volta totale e non parziale come in “Martin Mystère - Operazione Dorian Gray”): va segnalata la divertente cadenza romana del custode in Piazza San Pietro, purtroppo riuscita solo a metà (l'attore non sembra realmente romano, e inoltre sarebbe stato meglio modificare il linguaggio in qualcosa di più dialettale, piuttosto che limitarsi al solo accento su espressioni forbite). Le musiche sono ben realizzate anche se un po' ripetitive: ho comunque trovato molto d'atmosfera il commento durante la 'gita' a Chartres. Il titolo fa uso inoltre di un main theme ricorrente, col supporto di cori in lingua latina: orecchiabile, ma anche questa scelta si rivela essere ormai troppo abusata.



Un esempio delle bellissime locazioni veneziane che visiteremo.

Molte imprecisioni anche sul fronte giocabilità ed enigmi. Nonostante la tempestiva patch (scaricabile dal sito della Artematica, qui), il gioco soffre di diversi bug. Frequenti i ritorni al desktop e i blocchi improvvisi (esempio: parlare con Robert ad un certo punto nel gioco provocherà l'inevitabile crash), dovuti con ogni probabilità a testing poco accurati (già segnalati in “Martin Mystère - Operazione Dorian Gray”).
Attraverso una visuale in terza persona, muoveremo il personaggio con il mouse (puntatore intelligente con due icone cicliche per i verbi, come visto in “Runaway - A Road Adventure”). Semplice e adeguato ma, purtroppo, difettoso: l'interfaccia soffre infatti di una lentezza generale, e neanche in questo caso sono risparmiati bug e alcune approssimazioni che rischiano di portare sulla cattiva strada (esempio: non sempre avrà buon esito l'utilizzo dell'oggetto B sull'oggetto A, ma il programma pretenderà necessariamente l'utilizzo di A con B).
Veramente irritante, poi, l'impossibilità di skippare le frasi di testo che appariranno dopo un'azione errata: ci toccherà sentire decine di volte Jonathan che cita coltellini svizzeri e Kat che dice che da bambina le hanno insegnato a non toccare niente (sigh): considerando che gli hot spot sono molto numerosi, ma ben pochi di essi andranno oltre la mera analisi superficiale (“E' una poltrona”, “E' una libreria”, “E' il mio armadio”, etc), ci toccherà ascoltare le frasi di 'errore' (ad esempio quando proveremo in modo sbagliato ad interagire con l'ambiente o a combinare oggetti) svariate decine di volte.



Anche Piazza San Pietro fa la sua figura. In questa sezione, controlleremo Kat.

“Jonathan Danter” è un titolo semplice da risolvere: sia gli enigmi di inventario che quelli di logica sono infatti assai immediati e tutt'altro che cervellotici. Per fortuna, gran parte di essi sono abbastanza divertenti.
Non ho trovato scogli rilevanti ma, se ciò dovesse accadere, gli autori hanno provveduto a fornire (almeno all'interno della confezione special edition) la soluzione completa dell'avventura sottoforma di racconto, scritto come un diario da Jonathan stesso. Questa introduzione, che sostituisce il più frequente hint in linea, snatura un po' la sfida classica di un'avventura grafica ma, essendo il titolo adatto a tutti, non è poi questa gran perdita, e lo scritto (non scevro di difetti: possiede infatti un paio di inesattezze che potrebbero fuorviare il giocatore) può risultare una simpatica lettura anche ad avventura terminata.
Oltre a Jonathan, interpreteremo anche il ruolo di Kat e, per poco tempo, quello di Damien, il nerd di turno. Lo switch fra i vari personaggi è gradito, anche se una reale collaborazione fra i tre sarà presente solo in un paio di occasioni, impedendo quindi di spremere a dovere le possibilità che offre una funzione del genere.
Sono poi presenti delle forzature nei puzzle veri e propri, come l'obbligo di raccogliere determinati oggetti all'aeroporto prima di partire (utili solo successivamente) e il pixel hunting sul pavimento nel palazzo di Damien.
Il titolo cerca di arricchire il comparto ludico con due inserimenti: il Communicator e il taccuino per gli indizi. Purtroppo, entrambe le idee risultano buone negli intenti ma mediocri nel risultato. Il Communicator sarà una sorta di palmare con cui potremo scambiare email, foto, documenti e filmati con gli altri personaggi: un gran numero di opzioni, sfruttate però solo tre o quattro volte in tutto. Neanche troppo convincente è il bloc notes degli indizi, in cui useremo le frasi degli appunti come fossero oggetti normali dell'inventario: uno spunto mediamente originale che a volte rischierà di rallentarci ulteriormente (in “Discworld Noir” la riuscita dello stesso meccanismo, ampliata, era molto più precisa e complessa), ad esempio quando il gioco richiederà necessariamente il suo utilizzo anche nei casi in cui sarebbe più corretto utilizzare un oggetto o parlare con un personaggio.
Non ho trovato molto corretto, inoltre, l'espediente di sbloccare un'azione solo esaminando un oggetto più di una volta, altrimenti il nostro alter ego potrebbe non notare niente di utile. Consiglio quindi di cliccare almeno due volte su ogni oggetto dello sfondo: sistema macchinoso, poiché nella stragrande maggioranza dei casi porterà solo alla ripetizione della frase appena pronunciata).
Infine, bassina la longevità: il gioco è completabile in circa tre giorni, che possono anche ridursi ad uno/due a causa della forte linearità (mascherata inutilmente dall'accesso alla mappa delle locazioni).



I due protagonisti discutono con Damien. Le due icone in alto attivano lo switch dei personaggi.

“Jonathan Danter - Nel Sangue di Giuda” è un'avventura dalle ottime premesse ma dalla realizzazione approssimativa. I campi da rivedere e migliorare sono molti e tutti relativi alla 'profondità' vera e propria del titolo poiché, ad essere onesti, l'aspetto superficiale è praticamente ineccepibile (unito al prezzo di favore: circa 20 euro ai tempi dell'uscita). Mi spiace però constatare che, complessivamente, il salto di qualità non sia avvenuto, e così ci ritroviamo complessivamente dalle parti del precedente “Martin Mystère - Operazione Dorian Gray”. 3 su 5.

La citazione:
Jonathan: “Chi è che copre Coletti, Twinings?”
Arthur: “Vedi, Jonathan, per quanto pericoloso, Coletti è un pesce piccolo in questa storia: è solo un poliziotto corrotto che ha venduto i nomi di quasi tutti gli agenti dei servizi segreti Vaticani. Il problema è che non sappiamo a chi li stia vendendo. Vista la brutalità che adotta nelle esecuzioni, di certo non parliamo di una persona molto equilibrata mentalmente”
Jonathan: “Perfetto! Sono ricercato da tutta Scotland Yard, ho alle calcagna un poliziotto corrotto e come se non bastasse mi sembra di essere finito in una puntata di 'I Misteri del Santo Graal' o qualcosa di simile”
Kat: “In questo caso il Santo Graal non c'entra niente. E poi non riesci a smetterla di dire scemenze per dieci minuti?”

by Gnupick






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