Blackwell Convergence

BC_coverRosangela Blackwell prosegue la sua attività di medium insieme al suo fidato spirito guida Joey Mallone, scovando le anime in pena e indicando loro – letteralmente – la luce e, quindi, la pace. Indagando sul destino di un attore morto in circostanze misteriose, i due si imbattono in una serie di casi apparentemente scollegati che sembrano ricondurre a una pericolosa figura che Joey ha, suo malgrado, già affrontato in passato a fianco della zia di Rosangela, Lauren.

Tornare per la terza volta nella New York dei Blackwell (la seconda coi protagonisti originali) comincia a sembrare una visita a vecchi amici. In “Blackwell Convergence” (Wadjet Eye, 2009) il concept intrigante e i personaggi ben costruiti vengono nuovamente supportati da una scrittura convincente, e  in questo episodio raggiunge forse il punto di pieno potenziale prima di passare a una inevitabile e necessaria variazione nella formula.

 

La cravatta di Joey fingerà ancora come indispensabile tool per permettere alle anime di accedere all'aldilà.

La cravatta di Joey fingerà ancora da indispensabile tool per permettere alle anime di accedere all’aldilà.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, la nuova direzione artistica assicura – finalmente – un affresco grafico più rifinito (soprattutto rispetto a quello, mediocre, del secondo capitolo), con sprite convincenti e ben integrati nei fondali (talvolta un po’ spogli) e un buon numero di animazioni. Nuovamente ottima la colonna sonora, con brani contraddistinti dall’utilizzo live del sax, mentre le buone performance degli attori vengono ancora una volta appannate da una strumentazione tecnica palesemente inadeguata.
Sul fronte degli enigmi esiste invece un ulteriore livellamento verso il basso per quanto concerne la difficoltà: l’autore decide infatti di eliminare la combinazione degli indizi, una caratteristica usata un po’ maldestramente in “Unbound“. In sostanza, il gioco si risolve praticamente da solo, avanzando attraverso l’inserimento di parole chiave al pc (che danno l’accesso a nuove location o situazioni) e classici dialoghi. Nonostante ciò, non si riesce a considerare tale aspetto un vero problema: l’assenza della feature può avere il suo peso, ma il focus della produzione, orientato come sempre sulle storie e sui personaggi, ottiene in realtà un beneficio dalla progressione ancor più fluida del racconto. In ogni caso, similmente a quanto accade negli altri capitoli, è possibile imbattersi in piccole scelte (generalmente si tratta di opzioni di dialogo, ma in un paio di casi il game design permette di risolvere un enigma in due modi diversi) che introducono un pizzico di non-linearità senza influire sulla trama, sbloccando degli achievement accuratamente pensati a uso e consumo dei maniaci della completezza.

Il pc di Rosangela sarà cruciale per molti enigmi: infatti, non permetterà solo di leggere le e-mail personali, ma anche di accedere al 'noto' motore di ricerca Oogle, fondamentale alle indagini.

Il pc di Rosangela sarà cruciale per molti enigmi: infatti, non permetterà solo di leggere le e-mail personali, ma anche di accedere al ‘noto’ motore di ricerca Oogle, fondamentale alle indagini.

A parte qualche passaggio finale un po’ confuso e forse eccessivamente visionario, la scrittura di “Convergence” risulta più interessante rispetto a quella riscontrata nei titoli precedenti. La sceneggiatura, che prevede un’unica indagine collegata al prequel “Unbound” (se si esclude il caso introduttivo), è avvincente e appagante, grazie soprattutto alla ormai rodata coppia di protagonisti che a questo giro appaiono coerentemente anche più ‘complici’ e preparati: Rosangela sembra aver – perlomeno in parte – perso quell’aspetto di asocialità che caratterizzava il punto zero della sua evoluzione, guadagnando in autostima; Joey, d’altro canto, manifesta più volte un deciso atteggiamento protettivo nei confronti della sua partner, benchè tenti maldestramente di mascherarlo.
Come avvenuto nell’episodio precedente con Joseph Mitchell (presente anche in questa avventura), inoltre, il cast si arricchisce di un altro personaggio appartenente al folklore newyorkese, Joe Gould.

La vicina di Rosangela, Nishanti, lasciava presagire una certa profondità fin dal primo episodio della serie: purtroppo, però,  il suo personaggio è stato ridotto a poco più di una comparsa.

La vicina di Rosangela, Nishanti, lasciava presagire una certa profondità fin dal primo episodio della serie: purtroppo, però, il suo personaggio è stato ridotto a poco più di una comparsa.

Giunti ormai al termine di quella che è una (piccola) trilogia, ciò che forse si può maggiormente criticare all’autore Dave Gilbert è una generale scarsa ambizione (dettata probabilmente da ragioni di sopravvivenza) che impedisce alla serie di spiccare il volo: fino a questo punto, infatti, si avverte la mancanza di alcune rifiniture tecniche e di una coerenza stilistico-grafica.

 

 

 

 

 

Direttamente da Unbound, torna la possibilità di prendere il controllo di Joey, permettendo al giocatore di accedere a stanze con porte chiuse o distrarre qualcuno.

Direttamente da Unbound, torna la possibilità di prendere il controllo di Joey, permettendo al giocatore di accedere a stanze con porte chiuse o distrarre qualcuno.

Blackwell Convergence” vola basso, ma comunque centra il bersaglio: il terzo capitolo della serie ‘old-school fuori ma moderna dentro’ è infatti un episodio rilassante che non esalta né delude, un’avventura che si lascia attraversare con piacere lasciando un buon sapore in bocca. Sebbene l’equilibrio non sia ancora perfetto, le migliorie – pur modeste – sono presenti, e va bene così.

     

La citazione:
Claude: Ma chi sei?
Rosangela: Io… beh, so delle cose.
Claude: Che tipo di cose?
Rosangela: Che ti stai mettendo in mezzo a forze che non capisci.
Claude: E tu le capisci?
Rosangela: Beh… ci sto lavorando.

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Categories: videogiochi

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