Hollywood Monsters 2

In un mondo parallelo anni ‘30 in cui i mostri della cinematografia sono reali e lavorano come attori, la redazione del ‘The Quill’ incarica i due reporter Dan Murray e Liz Allaire di coprire la cerimonia di premiazione per le migliori pellicole horror, tenuta nella villa del produttore FitzRandolph. Durante la serata Liz scorge casualmente ‘Big’ Albert (sorta di creatura simile al mostro di Frankenstein) introdursi di soppiatto nell’ufficio del padrone di casa; nel tentativo di scoprire qualcosa di più, la giovane giornalista viene catturata da un misterioso assalitore. Tocca quindi a Dan scoprire cosa si cela dietro la sparizione della collega, nonostante fra i due si percepisca un certo attrito…

Tacciare i Pendulo Studios di scarsa inventiva è inevitabile. Vincolata per circa un decennio alla gesta di Brian nella serie di “Runaway”, la casa spagnola (capeggiata dal fido Ramón Hernáez), piuttosto che ‘sganciarsi’ dalle precedenti produzioni e provare strade diverse, decide invece di riciclare il vecchio concept di “Hollywood Monsters” (1997) e di realizzare una remake dell’originale, ‘aggiornandolo’ con la tecnologia già adoperata in “Runaway: A Twist of Fate”. Astutamente rinominato in “Hollywood Monsters 2” in territorio italiano e spagnolo (ovvero in quei paesi in cui era stato pubblicato il gioco originale), “The Next BIG Thing” (2011) rappresenta per i Pendulo tanto una scarsa manifestazione di coraggio quanto, probabilmente, una reale necessità di giocare sul sicuro in vista di progetti più arditi.

Prima di cominciare la partita è richiesto di settare il livello di difficoltà. In sostanza, si può regolare la possibilità o meno di ricevere ‘aiuti’ durante il gioco.

Il plot di base resta simile a quello del titolo originale, ma gli sviluppi si muovono in direzioni diverse, coinvolgendo entrambi i protagonisti in vicende surreali e situazioni spiritose.
La trama di “Hollywood Monsters” era caratterizzata da un’idea piuttosto originale gestita in modo simpatico ma, a dire il vero, svanendo per ovvie ragioni l’effetto novità, questo remake non possiede la stessa forza dell’ispiratore. La software house iberica, evidentemente a briglie sciolte, risponde con tonnellate di umorismo nonsense infarcendo il gioco di scenette fuori di testa e citazioni cinematografiche. Tale approccio è incarnato perfettamente dal personaggio di Liz, una co-protagonista dalla caratterizzazione atipica con la strana tendenza a lasciarsi andare a raptus di insensatezza.

FitzRandolph è un mostro di un certo fascino (!), e riesce a conservare il contegno anche di fronte alle bizzarrie di Liz.

C’è da ammettere però che, a meno che non si apprezzi visceralmente questo genere di comicità, le dosi massicce di nonsense rischiano di stancare in breve tempo, ponendo il giocatore di fronte a una sequela di termini strambi e tormentoni di una certa pesantezza. Con un intreccio che si sviluppa in modo apparentemente casuale, “Hollywood Monsters 2” sembra essere quasi una versione estesa e senza freni dei saltuari deliri della serie di “Runaway” (in quel caso tenuti a bada da trame dalle velleità semiserie).

Se si esclude una sequenza onirica che compare nella seconda metà dell’avventura, i momenti più felici dal punto di vista della scrittura sono costituiti dagli scambi fra Dan e Liz. Sorprende quindi la scelta di separare i protagonisti dopo pochi minuti di gioco, riducendo le interazioni a pochissimi momenti (perlopiù cutscene) e presentando dialoghi con mostri-macchiette che non riescono a essere né interessanti né sufficientemente divertenti.

Una delle prove dell’oracolo rappresenta un buon esempio di puzzle senza senso.

Il mood delirante conduce, di riflesso, a un game design schizofrenico che sfoggia enigmi perlopiù illogici e di difficile interpretazione. Nonostante questo, “Hollywood Monsters 2” non comporta un gran dispendio di neuroni (si è ben lontani dalle acrobazie necessarie a finire il gioco originale), ma ciò dipende più dal ridotto numero di locazioni (e dal sistema di hint integrato) che da una reale semplicità.
Infine l’interfaccia, ereditata dall’ultimo episodio di “Runaway”, costringe a qualche giro di troppo e non è il massimo dell’agevolezza.

La sezione onirica all’interno della testa di Liz è probabilmente la sezione più originale del gioco. Occhio anche alla descrizione ‘alternativa’ dell’hotspot: un espediente umoristico utilizzato un po’ troppo spesso.

A conti fatti, risulta piuttosto arduo scovare punti di interesse: l’avventura non è esilarante come vorrebbe essere, il gameplay – classico – è costituito in larga parte da puzzle senza senso e la trama non appare mai davvero intrigante.
A salvare la situazione, però, ci pensa una produzione di alto livello che può permettersi di mostrare una grafica molto ben fatta (nel peculiare cel-shading dei Pendulo), colorata e ricca di animazioni, e un reparto audio di buona qualità. Il doppiaggio, elogiato in ogni dove, è sicuramente svolto con grande professionalità, ma non riesce comunque a evitare del tutto interpretazioni errate di alcune battute e qualche piccolo sbaglio in fase di adattamento, che talvolta rendono ancor più ardua la comprensione dei demenziali scambi umoristici.

Dan non se la passa bene, ma liberarsi non sarà un’impresa…

Hollywood Monsters 2” si salva in corner grazie a un reparto cosmetico e a una cura dei dettagli che svelano la mano ferma degli autori, frutto dell’esperienza maturata nel corso degli anni. Il prodotto appare però diretto soprattutto ai fan dello ‘stile Pendulo’, esasperato qui ai limiti dell’accettabilità: il tutto rende l’avventura sostanzialmente sbilanciata e, fin dalle premesse, anche poco ispirata.

     

La citazione:
Liz: Eo, Albert. Liz Allair, ‘The Quill’. Quattro domande: 20 – Quali sono i motivi che ti hanno spinto a introdurti nell’ufficio del magnate FitzRandolph?; 12 – Cos’hai in mano?; 1 – Sono vere le voci che ti tacciano di cleptomania o me le sono inventate per darti fastidio?; 4 – MI STAI SEGUENDO?

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Categories: videogiochi

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