Tomb Raider: Legend

Durante un’escursione archeologica in Sudamerica, l’avventuriera Lara Croft si imbatte in un gruppo di mercenari che hanno l’ordine di eliminarla. Il loro leader, James Rutland, è entrato in possesso di uno strano artefatto somigliante a un’antica spada che Lara rinvenne durante l’infanzia, lo stesso giorno in cui sua madre scomparve misteriosamente in seguito all’attivazione di un pericoloso dispositivo. Il tutto sembra legato alla mitologia bretone e ad Amanda, una vecchia amica di Lara ritenuta morta fino a quel momento…

Il flop dell’interessante ma tristemente incompleto “The Angel of Darkness” non avrebbe mai potuto interrompere uno dei franchise videoludici più redditizi di sempre, così la Eidos si rimboccò le maniche e partì alla ricerca della giusta software house a cui passare il testimone della Core Design, autrice originale della serie. La scelta ricadde infine sulla Crystal Dynamics, madre dell’apprezzata saga “Legacy of Kain”, che ricevette quindi il compito di riportare le avventure della ricca avventuriera inglese sui giusti binari, svecchiando il gameplay e consegnando ai giocatori esattamente ciò che ci si aspetta da un “Tomb Raider”.

Il flashback mostra un'adolescente Lara (che rispolvera il vecchio costume verde acqua) alle prese con un demone sovrannaturale. In questa sezione le immagini sono state trattate con dei filtri per restituire un'illusione di antichità.

Come risultato, “Legend” è un episodio estremamente meno coraggioso ma molto più solido del precedente “The Angel of Darkness”.
A beneficiarne è innanzitutto il gameplay, modellato per essere accessibile a una fetta di utenti molto ampia e lontano dai capovolgimenti operati dagli ambiziosi Core nell’ultimo episodio. Un prodotto quindi più snello e divertente ma forse meno profondo, frutto di una direzione di marketing piuttosto che di una scelta autoriale.
A dire il vero, per gli utenti PC sprovvisti di gamepad, abituarsi ai nuovi controlli (mouse + tastiera) non è immediatissimo, ma il gameplay molto permissivo rende meno ripida la curva di apprendimento: tutto è stato semplificato, dai salti (ora Lara riesce a ‘correggere’ i più imprecisi) agli enigmi (generalmente risolvibili nell’ambito di una singola camera); le sparatorie si limitano invece a essere un blando diversivo mai del tutto riuscito.
Nonostante l’introduzione di nuove abilità e gadget (come un binocolo e l’utilissimo rampino magnetico), muovere Lara si dimostra assai intuitivo e garantisce un ottimo ritmo di gioco. La forte linearità e l’abbassamento generale del livello di difficoltà non intaccano e – anzi – a volte agevolano la buona fruibilità di “Legend”, coadiuvata anche da un ritorno alle ambientazioni tipiche della serie, come giungle, tombe e camere con trappole mortali.

I rari enigmi basati sulla fisica rappresentano una gradita introduzione.

Dal punto di vista narrativo si è operato un completo reboot: se questo significa che – purtroppo – la vicende di “The Angel of Darkness” sono destinate a restare senza conclusione, l’espediente permette però di riscrivere la personalità della protagonista in modo molto più efficace rispetto a quanto fatto in precedenza. La Lara versione Crystal Dynamics è un personaggio dal sangue caldo, sprezzante ma non arrogante, che rivela un lato umano e a tratti violento che fa presto dimenticare l’incarnazione Core, decisamente non all’altezza della sua fama.
Per la prima volta, inoltre, complesse animazioni facciali contribuiscono a rendere credibili le reazioni della protagonista, che ha anche beneficiato di un restyling grafico atto a donarle un aspetto attraente ma più misurato. Buona infine la performance vocale della new entry Keeley Hawes (per la versione italiana si è invece mantenuta la continuità coi giochi precedenti, richiamando Elda Olivieri).

Le sezioni in moto sono semplici e poco spettacolari, ma permettono di spezzare il ritmo.

Il plot di base conserva i tratti tipici della serie e la mitologia arturiana fornisce un adeguato supporto alle vicende (simpatica la puntualizzazione riguardo alla differenza fra la Spada nella Roccia ed Excalibur), ma in verità il livello qualitativo dell’intreccio non è elevatissimo. Per fortuna, però, una scrittura di mestiere pone “Legend” su un livello superiore rispetto ai capitoli precedenti, collezionando una discreta dose di one lines piuttosto indovinate.
Inoltre, l’idea di fornire anche un qualche tipo di background famigliare che si intreccia alle vicende del gioco offre spunti interessanti da cui partire: di conseguenza, l’ampio respiro (la storia costituisce solo la prima parte di una trilogia) risulta ampiamente giustificato.

I quicktime event rappresentano un'altra novità della serie.

Non si tratta però di una vera rottura col passato. Anzi, si può dire che il lavoro di Doug Church e Riley Cooper (che hanno potuto contare sulla consulenza creativa di Toby Gard, autore del primissimo “Tomb Raider”) abbia sfruttato parte del potenziale della serie originale (“Angel of Darkness” escluso, considerato – ingiustamente? – il vero aborto del brand), facendo evolvere il gameplay in una direzione meno hardcore, recuperando completamente l’antico mood e abbattendo la complessità degli intricatissimi design in favore di una struttura più agile.
Buono anche il lavoro sul sonoro, con il lavoro epico-orchestrale di Troels Brun Folmann caratterizzato da una buona varietà di composizioni che non mancano di citare più volte il vecchio main theme della serie.

Il ritorno della villa (piscina e palestra inclusa) dei Croft non è solo cosmetico, ma un pretesto per racchiudere una serie di nuove sfide, da affrontare preferibilmente ad avventura conclusa. Per fortuna questa volta il maggiordomo resterà immobile!

La gestione della Crystal Dynamics su “Tomb Raider” parte con un buon titolo che osa davvero poco ma riesce a proporre con successo quanto necessario per rilanciare la serie. Dispiace veder condannare all’oblio il coraggioso lavoro su “Angel of Darkness” della Core, ma non è il caso di lamentarsi troppo per il passaggio di consegne: in “Legend”, l’essenza di “Tomb Raider” vive nuovamente grazie a un titolo piacevole e spettacolare.

     

La citazione:
(l’aeroplano dei Croft sta per schiantarsi sulle montagne dell’Himalaya)
Amelia Croft: Tieni gli occhi chiusi, tesoro.
Piccola Lara: Non voglio chiudere gli occhi.

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Categories: videogiochi

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