Wing Commander: Attacco alla Terra

Nell’anno 2654, i terrestri sono impegnati in una lunga e sanguinosa guerra contro una razza aliena nota come ‘Kilrathi’. Quando l’avamposto Pegasus viene attaccato, i malvagi invasori extraterrestri entrano in possesso di un Nav-Com, un sistema di navigazione capace di tracciare rotte intergalattiche fino all’ultimo baluardo degli umani, la Terra. Le speranze di impedire l’attacco sono riposte nelle forze della Confederazione e nei suoi valorosi piloti, fra cui i nuovi arrivati Christopher Blair e Todd ‘Maniac’ Marshall.

Che “Wing Commander IV: The Price of Freedom”, l’ultimo capitolo della serie diretto da Chris Roberts, fosse più un film che un videogioco era chiaro a tutti. Il passaggio al grande schermo sembrava così un passo obbligato, e la presenza del creatore originale come regista e co-sceneggiatore (primo caso per quanto riguarda le trasposizioni videogioco-film) appariva come una garanzia di qualità: “Wing Commander: Attacco alla Terra”, adattamento su pellicola della sua personale space opera, segnava quindi l’ingresso di Roberts nel mondo del cinema, fra difficoltà produttive e budget ridotto.

Contrariamente a ciò che avviene nel videogioco, Blair e Maniac sono amici ancor prima del reclutamento sulla Tiger('s?) Claw.

Inserire una storia nella timeline tracciata dai videogiochi (ma anche da una serie di romanzi e perfino da una serie tv a cartoni, “Wing Commander Academy”) senza precludersi la necessaria creatività era probabilmente impossibile, così per l’esordio cinematografico si decide di fare tabula rasa e iniziare da zero. Sebbene sia spesso indicato come prequel, “Wing Commander” è in realtà un vero e proprio reboot che riscrive la storia e l’origine dei protagonisti. Le numerose differenze con la fonte originale, e in particolar modo quelle relative allo stile visuale del film (sostanzialmente diverso da quello del videogioco, look delle astronavi e dei personaggi e incluso), hanno di fatto imbufalito i fan storici e bocciato l’intera produzione senza appello, ma è anche corretto valutare l’opera come prodotto cinematografico a sé stante.

'TOWLYN'?!? Da non crederci. Perfino 'Devereaux' è scritto male. E meno male che il regista è il creatore originale della serie videoludica.

In generale, la prestazione degli attori risulta convincente. Bene Matthew Lillard (“Scream”) nel ruolo di Maniac e Saffron Burrows (“Troy”) in quello di Angel, mentre una sfilza di veterani (Tchéky Karyo, Jürgen Prochnow e David Suchet) offrono una solida interpretazione; inizialmente era inoltre previsto che Malcolm McDowell riprendesse il ruolo dell’Ammiraglio Tolwyn, ma per problemi di agenda il ruolo è stato poi affidato a David Warner.
Purtroppo, la vera delusione giunge proprio dal protagonista Blair, interpretato da un poco carismatico Freddie Prinze Jr. (“So Cosa Hai Fatto”) e impegnato per metà della pellicola a spalancare la bocca nel tentativo di comunicare emozioni poco chiare: la nostalgia scatta quindi automatica nel ricordare Mark Hamill, lo starpilot per eccellenza ormai troppo anziano per la parte (l’attore si ritaglia comunque un cameo vocale).
La regia di Roberts, dal canto suo, risulta piatta e anonima, e l’inventiva è limitata a qualche ripresa in soggettiva in cabina di pilotaggio (simile alla prospettiva adottata nella serie videoludica) e a una sorta di bullet-time pre-“Matrix” (in realtà è più corretto parlare di frozen-time), un effetto in realtà già visto in film come “Lost in Space” e “Buffalo ‘66”.
Per quanto riguarda la colonna sonora, David Arnold (“Stargate” e diversi titoli della serie di James Bond) compone un main theme di mestiere (ma forse troppo trionfalistico), lasciando il resto della partitura in mano a Kevin Kiner (più recentemente autore delle musiche della serie a cartoni “Star Wars: The Clone Wars”).

Il character design dei Kilrathi non è certo il massimo e la realizzazione lascia molto a desiderare, nonostante l'oscurità cerchi di mascherare il problema.

In “Wing Commander” tutto va esattamente come ci si aspetta: dopo i primi minuti di introduzione, in cui lo script compie l’errore di allontanare lo spettatore con background e technobubbles francamente evitabili, ogni evento chiave finisce per essere ampiamente telefonato (ricalcando in più punti la trama di un classico pop come “Top Gun”). Inoltre, la sensazione di minaccia non riesce a essere mai davvero incisiva, probabilmente anche a causa del look ‘pupazzoso’ e inespressivo dei Kilrathi (del tutto differente da quello realizzato per i videogiochi).
Dal punto di vista tecnico le cose funzionano a dovere, soprattutto se si considera il budget a disposizione e la necessità di girare su set assemblati in Lussemburgo, ma ciò che manca è una vera anima: il film sembra essere costruito come un blando prologo a una saga che non è mai stata realizzata, e si accontenta di introdurre background e personaggi senza innescare un vero interesse per lo spettatore.

I rapporti fra i vari piloti sono solo accennati. Peccato che la storyline di Maniac e Rosie sia l'unica a suscitare un minimo di interesse.

Il cameratismo e l’atmosfera tipica di una lotta disperata contro nemici implacabili, fiore all’occhiello della serie videoludica,  sono accennati senza troppa convinzione, non riuscendo mai ad andare oltre la banalità sia nelle dinamiche interpersonali che nei dialoghi fra i personaggi (questo aspetto sarebbe poi stato sviluppato molto efficacemente nel remake della serie “Battlestar Galactica”). Gli scontri spaziali, invece, offrono qualche bella immagine, ma il pathos è totalmente assente.
Il regista decide inoltre di cambiare i natali di Blair, rendendolo un mezzo ‘Pellegrino’: assente nei videogiochi e solo accennata nei romanzi, questa misteriosa e dispersa fazione di umani è capace di tracciare rotte spaziali senza l’ausilio di un I.A.. Si tratta naturalmente di un pretesto per dotare il protagonista di un’abilità speciale e sovrannaturale, ma non se ne sentiva davvero il bisogno.

La battaglia fra le due astronavi madre, in stile 'piratesco', rappresenta in verità una discreta invenzione visiva.

Il flop al botteghino ha decretato la fine prematura della serie, ma “Wing Commander: Attacco alla Terra” non è un vero e proprio disastro, e certamente non appartiene alle peggiori trasposizioni da videogioco a pellicola. Semplicemente, è un film vuoto e scontato in cui è praticamente impossibile affezionarsi a personaggi e vicende.

     

La citazione:
Angel: “Guardiamo in faccia alla realtà: è molto probabile che tu ci lasci la vita qui. Tutti ce la lasceremo, ma nessuno ha bisogno di sentirselo ricordare. Quindi, se muori, non sei mai esistito”.

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Categories: Nonsologiochi

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