E alla fine anche il Duca si inginocchiò al Duca

Cosa vi aspettavate?
Riuscire a soddisfare le aspettative riposte in un titolo pompato dall’hype è sempre piuttosto difficile.
Sperare di riuscire a farlo con il sequel di un titolo cult che ha rivoluzionato il suo genere, un seguito iperbramato da quasi 15 anni e atteso ormai con scetticismo da chi si era arreso a considerarlo il più valido esempio di vaporware della storia, diventa praticamente impossibile.
“Duke Nukem Forever” non può essere giudicato se non in modo eccessivo. C’è chi lo reputa una totale ciofeca e chi lo trova molto divertente: le vie di mezzo non sono previste.
Eppure, se si prova a diradare le nebbie della nostalgia e ci si spoglia dagli abiti del fanboy deluso, si può scoprire che il pomo della discordia può essere effettivamente divertente.

Duke rutta, prende a cazzotti gli zebedei dei ‘boss’, sfotte allegramente la concorrenza, mostra il dito medio alla nave madre aliena e piscia sulle orbite dei cadaveri del supercattivo mentre fischietta il suo main theme musicale. Cosa vi aspettavate?
“Duke Nukem Forever” è un onesto more of the same del vecchio “3D”, ma per forza di cose non può riuscire a replicare il boost evolutivo del suo predecessore (sebbene in molti dimenticano le innovazioni del buon vecchio Star Wars: Dark Forces), né può rischiare di farlo quando basta riproporre l’antica formula – mai davvero replicata con successo – e cercare di spingerla al limite. In effetti, il nuovo Duka è talmente (auto)celebrativo da sembrare a tratti un prodotto da fangame, ma per fortuna l'(auto)ironia riesce a stemperarne l’effetto.
È anche vero che una grafica già attempata e alcune feature prese in prestito dalle console fanno comprensibilmente poca gola agli fpsisti duri e puri, ma la grande varietà di scenari e parecchi piccoli ‘enigmi’ ambientali bilanciano la situazione, almeno fin quando non si realizza che “Duke Nukem Forever” non può e non vuole essere analizzato con una lente di ingrandimento: è un inno al cazzeggio spiazzante nella sua purezza, e come tale non è adatto a essere sviscerato o vivisezionato. Tornare manzi, ottusi e testosteronici è il modo più rilassante e indicato per godersi il ‘nuovo’ Duca, così come quando si rivede un vecchio film di Stallone. D’altra parte, cosa vi aspettavate?

Il problema è un altro, e non nasce necessariamente dagli sviluppatori del gioco. Purtroppo, “Duke Nukem Forever” è destinato a fallire a causa del motivo più banale: il peso del mito. Gran parte dei giocatori non può essere in grado di desacralizzare l’icona desacralizzante. E allora lo scettro non può che restare saldo al King originale, soprattutto a causa del suo pesante ‘ricordo’ piuttosto che per le sue effettive (e indiscutibili) qualità: il Duke del 2011 si inginocchia quindi al Duke del ’96… e il resto della storia è piuttosto scontato, almeno finchè non salterà fuori un “Duke Nukem Forever 2” che si farà beffe di questo ritorno.
Fino ad allora, una rigiocatina disincantata al vecchio “Duke Nukem 3D” sarebbe cosa buona e giusta. Magari, disinserendo la ‘modalità nostalgismo’ riusciremo più facilmente a inserire il sequel nella giusta prospettiva e a fare chiarezza sul cosa sarebbe stato giusto aspettarsi di così diverso da “Duke Nukem Forever”.

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Categories: Editoriali

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