Mafia 2

Tanti “Grand Theft Auto” ed emuli sono passati sotto i ponti dal primo, originale “Mafia” del 2002, e l’equivoco più comune per i giovani videogiocatori (molti dei quali ‘guadagnati’ con l’uscita multipiattaforma) è quello di considerare il titolo dei 2K Czech come ‘l’anti GTA 4’ per eccellenza. A differenza dell’estasi di libertà garantita dai prodotti Rockstar, per apprezzare “Mafia 2” è infatti necessario comprendere e accettare la struttura free roaming di facciata e lasciarsi trasportare da eventi in realtà molto lineari, che lasciano spazio a pochissime divagazioni perlopiù accessorie.

I punti di (dis)interesse risiedono piuttosto laddove questo seguito si discosta dal titolo originale. Le vicende del nuovo protagonista, Vito Scaletta, si srotolano lungo un intreccio che come tradizione attinge a piene mani dai generi cinematografici a cui si ispira. Accantonando quasi del tutto quell’eleganza e quel senso di nobile drammaticità del primo episodio, “Mafia 2” prende però una piega più frivola per gran parte della storia, finendo per somigliare ai titoli della serie di “GTA” proprio quando i pregi della struttura lineare dovrebbero venir fuori, con la possibilità cioè di costruire un intreccio più profondo ed elaborato.

La sceneggiatura, infatti, risulta incapace di inserire il giocatore all’interno del contesto narrativo in modo veramente efficace, e si perde in capovolgimenti di fronte troppo repentini e in una lunga serie di personaggi secondari/comparse che non lasciano il segno. Il nuovo mood è percepibile fin dalla caratterizzazione del protagonista: a differenza del ‘mafioso per caso’ Thomas Angelo (avatar ‘con un’anima’ del primo episodio), il nostro Vito Scaletta è infatti più smaccatamente un ‘badass’ con la propensione alla violenza facile, ed è impossibile non notare le analogie fra il personaggio di Joe e il Roman (il fratello poco di buono di Niko Bellic) di “GTA 4”, con conseguenti paralleli anche in alcuni risvolti narrativi.

In mezzo alle scorribande vandaliche di Vito e Joe, esecutori silenziosi di qualsiasi incarico e soggiogati dall’attrattiva del guadagno facile, fa fatica a ritagliarsi quel fascino (im)morale della malavita organizzata che, insieme all’immedesimazione col protagonista, aveva reso così speciale la storia del Tommy del primo episodio.

Insomma, il gioco si limita a condurre il giocatore da un punto all’altro della città (bella ma poco sfruttata) come con un burattino, consegnando missioni – non particolarmente varie – che vanno affrontate ‘senza fare domande’: sarà anche così che funziona nella realtà, ma il rischio di uscire dalla trama è molto forte. Una bella grafica (provate a fare un giro ammirando le luci delle notte percorrendo una strada ghiacciata) e un’accurata ricostruzione storica degli anni 40-50 sono il minimo sindacabile per un titolo che, pur essendo piacevole, non riesce a dire niente di nuovo rispetto a quanto avvenuto col suo predecessore: “Mafia 2” si limita a proporre il medesimo concept ludico (con qualche semplificazione), contaminando però la narrazione con elementi simil-GTA che impediscono al giocatore/spettatore di ‘vivere’ la storia con la stessa intensità del primo episodio.

Più Scorsese, poco Coppola. Troppa microcriminalità, troppi personaggi, troppe ‘famiglie’. E poca… mafia. Al di là della sua effettiva qualità (piuttosto alta, comunque) il gioco dei 2K Czech non è la pietra miliare che ci si augurava: non aggiunge e non innova; ciò che c’era da dire, probabilmente, si era già esaurito nel 2002.

 

INTERESSOMETRO: 2 punti su 5.

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